Savona. “Gianni ci mancherai…”. Sono stati tantissimi i messaggi di cordoglio su Facebook e sui social network per la scomparsa di un maestro del fotogiornalismo come Gianni Chiaramonti, fotoreporter de La Stampa che ieri si è spento all’ospedale di Novara all’età di 68 anni, dopo una breve ma inesorabile malattia che non gli ha lasciato scampo. Amici, conoscenti, savonesi e soprattutto tanti colleghi hanno voluto ricordarlo e ringraziarlo per il suo modo unico di raccontare la realtà e la verità con le immagini, sempre sul “pezzo”, fino alla fine, un esempio per i più giovani…
Il Santo Rosario sarà recitato venerdì alle 19,30 a Savona nell’Oratorio del Cristo Risorto, mentre i funerali si terranno alle 10,30 di sabato nella chiesa di San Giovanni Battista, nel centro di Savona.
Numerosi i messaggi di cordoglio sono arrivati alla famiglia e alla redazione savonese de La Stampa anche da parte di istituzioni, mondo politico e sindacale, forze dell’ordine e sport. “Testimone con i suoi scatti degli ultimi 40 anni di imprese sportive del Savona Fbc. Così legato alla sua attività, da essere presente al “Bacigalupo” anche nella splendida giornata della vittoria contro l’Alessandria, nonostante la malattia avanzasse inesorabilmente. Disponibile al punto da mettere a disposizione alcuni suoi scatti anche per il nostro sito internet. Fa piacere ricordarlo sereno fino all’ultimo e capace di dispensare consigli ai ragazzi a cui aveva affidato il compito di continuare il suo lavoro. Perché i semi che ha lasciato in abbondanza potessero ancora generare ottimi frutti” si legge in una nota del Savona Calcio.
“Una figura assolutamente professionale nel suo lavoro e molto gentile, sempre disponibile – lo ricorda il vescovo Vittorio Lupi – una persona per bene che con i suoi scatti ha raccontato anche la Fede, la sua e quella dei savonesi. In questo triste momento preghiamo per lui e per tutti i suoi cari”. Un cordoglio condiviso ovviamente anche dai giornalisti della diocesi, spesso a stretto contatto con Gianni, divenuto nel tempo più un amico che un compagno di lavoro. “Mi unisco anch’io alla preghiera per lui – afferma don Angelo Magnano, direttore de Il Letimbro – lo ricordo come un caro collega, serio e preparato nel suo lavoro, ma anche umanamente molto alla mano, non era certo uno che si dava troppa importanza, era invece vicino ai ‘piani bassi’ della vita”. “Un amico che non ti faceva mancare il suo sorriso, la sua ironia, un collega che sapeva straordinariamente raccontare la realtà senza neppure bisogno di parole! – sostiene Marco Gervino, direttore dell’Ufficio stampa diocesano – non si accontentava della solita prospettiva, cercava sempre qualcosa di più e di nuovo, nel lavoro come nella vita”.