Cronaca

Questione sicurezza, l’imam di Albenga: “Anche noi chiediamo più legalità”

Albenga. Parole dal sapore “padano”, pronunciate, però, con tutt’altro accento. A dimostrazione che l’esigenza di legalità accomuna tutti, al di là delle differenze linguistiche e culturali. Sono quelle pronunciate da un “insospettabile” come l’imam di Albenga, Abdejalil Elalami, che, abbandonati per un attimo preghiere e sermoni capaci di riunire sotto le torri quasi 300 persone solo per il tradizionale appuntamento del venerdì, parla come semplice cittadino di una comunità sempre più numerosa.

Il tema è quello sempre “caldo” della sicurezza che, in alcuni casi, vede gli stranieri come protagonisti di fatti di cronaca ben poco edificanti. “Questo è un problema che ci riguarda da vicino e anche noi predichiamo per il rispetto della legalità – continua l’imam –. Ci fa male essere guardati con diffidenza a causa di errori commessi da pochi. Prendiamo ad esempio le attività commerciali che molti nostri connazionali hanno aperto da anni tra viale Pontelungo e il centro storico. Qui la crisi non si sente, perché possiamo contare sui clienti affezionati che, però, sono quasi tutti stranieri. Ed è questo il problema: gli italiani difficilmente si avvicinano ai nostri negozi. Forse c’è una percezione un po’ distorta, a causa di notizie di reati commessi, in alcuni casi, da stranieri”.

E di qui il rigurgito padano: “Ho avuto modo di parlarne anche con la forze dell’ordine: sappiamo bene chi sono i tre o quattro extracomunitari che delinquono e che vengono spesso arrestati. Ora mi domando: ma perché ce li rivediamo per strada pochi giorni dopo? Questo preoccupa e fa arrabbiare anche noi, anche perché, ripeto, le azioni di queste persone si ripercuotono negativamente sull’immagine della comunità musulmana che, per la stragrande maggioranza, è pacifica e vive onestamente”.

“Vivo ad Albenga da circa due anni e noto che, a volte, siamo guardati con una certa diffidenza – continua Abdejalil Elalami -. Non credo però che si possa parlare di razzismo, è solo un sentimento di sospetto per qualcosa che non si conosce. Non ho memoria di episodi spiacevoli nei confronti miei o della mia famiglia. Qui si vive bene, le persone sono tranquille, ma ci dispiace che quando si arresta un marocchino, o uno straniero in generale, perché ha rubato o spacciato, ci vada di mezzo tutta la comunità”.

“Io abito nella zona del lungofiume e mi capita di non riuscire a dormire la notte per gli schiamazzi di ubriachi o drogati – racconta l’imam -. Anch’io a volte ho paura se rientro a casa la sera con i miei figli e vedo persone poco raccomandabili. L’unica cosa che chiedo è di non fare di tutta l’erba un fascio”.

L’esigenza espressa dall’imam sembra essere quella di fare davvero parte della vita della città, senza barriere. Una prima dimostrazione, d’altronde, c’è stata questa estate, con la partecipazione di una rappresentanza di musulmani alla manifestazione contro il declassamento del pronto soccorso dell’ospedale ingauno.

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