Cronaca

Caso Bruno, marò in Italia per Natale: “E se non tornano in India? Cosa succederà a Tomaso ed Elisabetta?”

Tomaso Bruno Elisabetta Boncompagni

Albenga. Mentre i riflettori sono sempre accesi sui due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone detenuti in India, per altri due italiani incarcerati nel Paese asiatico non si parla di licenze natalizie: Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni restano rinchiusi a Varanasi. Ma i rapporti diplomatici tra i due Stati, adesso calibrati sul caso giudiziario dei militari accusati di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati somali, possono avere influenza sulla sorte dei due giovani condannati all’ergastolo, con pena confermata in appello, per la morte del compagno di viaggio Francesco Montis.

L’Alta Corte di Kerala ha autorizzato un permesso di due settimane per i marò perché possano trascorrere in patria le feste natalizie; il ministro degli esteri Giulio Terzi si è impegnato “a predisporre ogni mezzo, nell’ambito dei poteri costituzionali di cui dispone il governo, affichè i marò tornino in India alla fine delle due settimane di eventuale licenza”. Per la licenza dovrà essere lasciata una garanzia finanziaria di 60 milioni di rupie, pari a oltre 826 mila euro.

Marina Maurizio, madre del giovane albenganese, è preoccupata: “E se non tornano? Cosa succederà a Tomaso ed Elisabetta? Spero che il nostro ministro degli esteri abbia valutato anche questa evenienza… Affermare che si impegnerà ‘affinché i marò tornino in India alla fine delle due settimane di eventuale licenza’ non vuole dire molto, anzi”. “Ritorneranno in India, poi? – si chiede – E due parole per Tomaso ed Eli, no?”.

Da parte dei genitori del ragazzo albenganese, Euro e Marina, l’apprensione rimane alta. I rapporti diplomatici alla luce della vicenda di Latorre e Girone potrebbe condizionare l’atteggiamento generale della giustizia indiana e quindi avere effetti sulla situazione dei due giovani, al centro di una trafila giudiziaria esasperante e costellata di storture, dall’autopsia svolta da un oculista alla mancata valutazione della patologia asmatica del giovane deceduto.

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