Cronaca

Atzori a giudizio per false fatturazioni, i difensori: “Estraneità dimostrata da perizia super ciclopica”

Fabio Atzori - presidente Unione Industriali

Savona. “E’ agli atti una perizia super ciclopica che dimostra l’estraneità dell’ingegner Atzori ai fatti contestati”. E’ il commento dell’avvocato Fausto Mazzitelli che, insieme al collega Amedeo Caratti, difende l’amministratore delegato della Demont rinviato a giudizio perché coinvolto in un presunto giro di false fatturazioni.

“Ritenevamo si potesse chiudere la vicenda in sede preliminare – prosegue il legale – Ma il giudice ha ritenuto di procedere all’approfondimento dibattimentale; pur avendo l’accusa carattere meramente indiziario, come si evince dal decreto”. “E’ nei documenti la completa estraneità dell’ingegner Atzori” commenta altrettanto l’avvocato Caratti.

Il presidente dell’Unione Industriali è stato rinviato a giudizio, insieme all’amministratore della Meta Costruzioni, Fausto Baccino, per il presunto utilizzo, dal 2005 al 2009, di fatture emesse “per operazioni inesistenti o comunque con indicazioni di corrispettivi superiori al reale”, per un totale di circa 2,6 milioni di euro.

Per questa vicenda emersa negli ultimi mesi del 2010 dopo un’indagine della guardia di finanza sono stati definiti tre patteggiamenti (Ubaldo Baccino due anni con la condizionale, Stefano Bertano un anno e Ivonne Ferrando un anno e due mesi, entrambi senza benefici) mentre per gli altri due indagati (Atzori e Fausto Baccino appunto) è stato deciso il rinvio a giudizio al prossimo 16 aprile davanti al giudice Laura De Dominicis. I difensori di Atzori hanno prodotto una perizia molto corposa.

Atzori è rimasto coinvolto nella vicenda in qualità di direttore generale (fino al 2007) e poi di amministratore delegato e direttore tecnico della Demont. Secondo l’accusa infatti l’azienda valbormidese era la beneficiaria delle fatture fittizie emesse da alcune società «cartiere» (la Co.e.mi, la Meta Costruzioni e la C.i.m.i.) intestate a due presunte “teste di legno”, Ivonne Ferrando e il figlio Stefano Bertone, e che sarebbero state amministrate di fatto da Ubaldo e Fausto Baccino.

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