Savona. “Non vi sono elementi per convalidare la tesi che l’attività imprenditoriale prima della ditta individuale Edilsette, poi della Scavo-Ter sia stata avviata e sviluppata da Pietro Fotia beneficiando di pregresse fonti di finanziamento di sospetta provenienza”. Con questa espressione il Tribunale di Savona ha respinto la proposta di confisca formulata dalla Direzione Investigativa Antimafia a carico del gruppo Fotia.
L’avvocato Santino Cerruti, sottolineando la portata delle motivazioni del provvedimento a favore di Sebastiano Fotia, Pietro Fotia e Donato Fotia, evidenzia “l’importanza delle motivazioni addotte dal tribunale per respingere le tesi accusatorie della Dia; gli elementi dedotti dalla Dia riguardo ai presunti collegamenti dei signori Fotia con la criminalità organizzata, sono definiti dal collegio in maniera perentoria come ‘privi di riscontri concreti ovvero illazioni investigative'”.
“Singoli episodi, che dovrebbero provare tali rapporti, nella motivazione vengono indicati come in realtà ‘privi di alcun significato recondito’ mentre altri elementi, asseritamente indizianti, sono bollati come sprovvisti ‘all’evidenza di alcuna credibilità’ oppure ‘che non hanno trovato alcun riscontro in esito alle numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali disposte'” aggiunge il legale.
La relazione della Direzione Investigativa Antimafia metteva in rilievo alcune “spereguazioni finanziarie” sul conto della famiglia Fotia, facendo presumere redditi di provenienza illegale. Ora, però, i Fotia si dichiarano soddisfatti della motivazione con cui il tribunale smentisce che le loro fortune imprenditoriali possano in qualche modo essere derivate dall’impiego di risorse di provenienza illecita.
“Appare ragionevolmente dimostrato – scive il collegnio nelle motivivazioni – che la società abbia nel corso degli anni sviluppato le proprie attività nel settore edile, con l’acquisizione di regolari contratti e portando a termine i relativi lavori; che vi sia stata una costante e graduale crescita del volume di affari, degli investimenti, degli utili, del numero del personale e del patrimonio netto, anche in conseguenza dei lavori appaltati da importanti committenti, come la società Ferrovial S.A., multinazionale spagnola, aggiudicataria dell’esecuzione dei lavori per il raddoppio della linea ferroviaria del ponente ligure, o come la società Unieco, nei confronti della quale la Scavo-Ter nel periodo 2007-2010 risulta aver fatturato oltre 3 milioni di euro”.
In particolare, sui mezzi finanziari di cui ha goduto Scavo-Ter, il tribunale di Savona rileva: “E’ emerso che le necessità finanziarie derivanti dalla gestione della società siano state affrontate con un frequente ricorso al credito bancario, sia nella forma dei finanziamenti ed aperture di credito bancario che nella forma di anticipazioni di fatture, senza alcun apporto monetario da parte dei soci o da parte di terzi. Significativo in proposito il dato relativo ai primi cinque anni di vita della società Scavo-Ter, in cui l’accesso al credito bancario è cresciuto in modo proporzionale agli investimenti”.
Nella motivazione viene inoltre riconosciuta la legittima provenienza dei beni immobili, del parco automezzi e degli altri beni strumentali della società: “La legittima provenienza degli immobili e dei principali beni strumentali della società emerge dalla circostanza che il loro acquisto è avvenuto, nel corso degli anni, mediante la concessione di finanziamenti bancari e mutui (come nel caso dell’immobile sito in Vado Ligure, che ospita la sede legale della società e il cui acquisto è stato finanziato con un mutuo fondiario) ovvero mediante il ricorso a numerosi contratti di leasing finanziario”.