Savona E’ sempre giallo intorno alla morte di Deresa “Busu” Bizunesh, la sessantenne il cui cadavere è stato ritrovato l’8 settembre scorso nel mare di Vado Ligure a circa 600 metri da riva. L’inchiesta avviata dalla Procura sull’annegamento della donna, di origini etiopi e residente a Caraglio dove ha lavorato come badante, non ha ancora portato alla risoluzione del mistero.
Nonostante un lavoro meticoloso degli inquirenti per trovare risposte precise su come la donna possa essere finita nelle acque savonesi, dove è poi annegata, le indagini hanno dato tutte esito negativo. L’ultima mossa degli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Daniela Pischetola, si è concentrata sulle celle di telefonia mobile della zona di corso Vittorio Veneto e in quelle di Caraglio. Anche se non risulta che Deresa Busu avesse un cellulare, la speranza è che l’analisi delle celle rilevi la presenza di una stessa utenza telefonica sia a Savona che a Caraglio. Un elemento che potrebbe aiutare a trovare un collegamento tra la località di residenza della signora e la città della Torretta.
Per ora infatti, dall’analisi dei tabulati del telefono di casa della donna e dalle testimonianze raccolte, non è emersa nessuna spiegazione utile a giustificare la presenza della donna nella zona delle Fornaci a Savona dove è arrivata, accompagnata da un taxi, la sera del 7 settembre prima di morire in mare. Fin dal primo momento tutte le piste possibili sono state prese in considerazione dalla Procura, dall’omicidio al suicidio, ma senza escludere nemmeno l’ipotesi dell’incidente.
Gli unici punti fermi nell’inchiesta sono le scarpe della donna lasciate sulla panca di legno della spiaggia libera delle Fornaci, la testimonianza del tassista che l’ha accompagnata da Cuneo a Savona e quelle degli esercenti e cittadini che quella sera l’hanno vista, da sola, sulla passeggiata. Anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza delle banche hanno ripreso Deresa Busu camminare senza nessuno vicino. Elementi che potrebbero far pensare ad un gesto volontario che non viene però escluso visti alcuni segni rinvenuti sul cadavere della donna.
In particolare il medico legale ha rilevato la presenza di un trauma sul volto e di tracce di un “afferramento” sulle braccia della vittima. Lesioni che fanno pensare ad una colluttazione con qualcuno che però non sarebbe da ricollegare ad un tentativo di rapina finito in tragedia: i gioielli della donna, che lei aveva sempre addosso, infatti sono stati ritrovati nascosti nella sua abitazione. E allora continuano a restare aperte molte domande sul perché l’ex badante sia arrivata a Savona: doveva incontrare qualcuno? Voleva suicidarsi in mare? Oppure voleva solo vederlo da vicino e, una volta arrivata a Savona, ha fatto un incontro sbagliato?