Savona. Operazione Carioca, indagine chiusa. L’inchiesta iniziata con l’arresto di Antonio Fameli nel marzo scorso è arrivata al capolinea. Nei giorni scorsi infatti il sostituto procuratore Danilo Ceccarelli ha depositato gli avvisi di fine indagine per le persone coinvolte in questa vicenda che li stanno ricevendo in queste ore. La Procura ha così scritto la parola fine sulla maxi inchiesta che ruotava intorno ad un giro di riciclaggio di denaro all’estero.
Nell’operazione erano finiti in manette l’imprenditore calabrese Antonio Fameli, la sua convivente peruviana Clara Juana Magino Socualaya (ai domiciliari), l’ex commercialista Carlo Ciccione e, soltanto in un secondo tempo, anche il figlio di Fameli, Serafino, che da tempo si era trasferito in Brasile da dove seguiva gli affari di famiglia. Fameli jr infatti, nel giugno scorso, aveva deciso di porre fine alla sua latitanza consegnandosi spontaneamente agli investigatori.
Nell’operazione Carioca poi erano state indagate a piede libero altre dodici persone tra cui il notaio alassino Elpidio Valentino, per il quale il pm però ha già chiesto l’archiviazione. Oltre al professionista alassino nel mirino della Procura erano finiti anche un ex carabiniere di Torino Giuseppe Carelli, la segretaria di Fameli, Maria Antonietta Barile, e Fabio Domenicale, accusato di essere un prestanome che agiva per conto dell’imprenditore in varie società e attività finanziarie.
Le accuse contestate all’inizio dell’inchiesta a Fameli e alle altre figure coinvolte nella vicenda erano, a vario titolo ed in concorso, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, reati tributari, attività abusiva di intermediazione finanziaria e falso in atti notarili. Per Serafino Fameli l’accusa è di associazione a delinquere in concorso col padre per gli investimenti sospetti alle Canarie e in Brasile, come la clinica super-lusso “Salus” di Fortaleza, oltre che di intermediazione finanziaria abusiva. Non è da escludere che, come è successo nel caso del notaio Valentino, il pubblico ministero nel corso dell’indagine abbia modificato le accuse mosse a carico ad alcuni degli indagati. Per saperlo bisognerà però attendere che l’avviso di conclusione indagine venga notificato a tutti gli interessati. A quel punto, trascorsi venti giorni (durante i quali gli indagati avrenno la possibilità di essere interrogati o di presentare memorie difensive), il pm procederà con le richieste di rinvio a giudizio.
L’indagine sull’imprenditore loanese era partita nell’agosto 2010 dopo un caso di usura ai danni di un’albergatrice di Loano che aveva ottenuto un prestito di 10 mila euro, vicenda per la quale lo stesso Fameli era stato rinviato a giudizio. Secondo la polizia l’imprenditore calabrese aveva creato un sistema di società intestate a prestanome in Italia e all’estero. Il tutto – secondo gli inquirenti – perché Fameli, già condannato per bancarotta, non potendo agire in prima persona e non potendo giustificare in modo legale il possesso di un vero e proprio “impero” in immobili e attività commerciali, utilizzava una serie di società intestate ad altri.