Alassio. Un ricorso alla Corte Europea di Strasburgo. E’ quello a cui sta pensando Don Luciano Massaferro, il sacerdote alassino attualmente in carcere dopo la condanna in terzo grado per l’accusa di abusi sessuali nei confronti di una sua parrocchiana undicenne. A far intendere che quella del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo è un’ipotesi allo studio è lo stesso parroco attraverso una delle lettere scritte ai suoi fedeli.
Nelle tre pagine della lettera numero 33, scritta dal carcere di La Spezia il 20 agosto scorso, Don Luciano afferma: “In attesa del pronunciamento europeo sulla mia vicenda[…]”. Parole che lasciano spazio a pochi dubbi sulle intenzioni del parroco alassino che, dopo essersi visto respingere ben due ricorsi, dalla Corte d’Appello di Genova prima, dalla Cassazione poi, adesso sembra deciso a presentare un nuovo ricorso.
Su questa possibilità però uno dei difensori di Don Luciano, l’avvocato Alessandro Chirivì, non si sbilancia: “Posso confermare che è un’ipotesi allo studio e che ne abbiamo parlato. Al momento però non c’è ancora nulla di ufficiale. Anche perché prima di procedere con un eventuale ricorso alla Corte di Strasburgo occorre aspettare di leggere le motivazioni della Cassazione”. Una sentenza, quella del terzo grado, che è attesa per la fine del mese di settembre e l’inizio di ottobre. Prima di quel momento quindi l’idea di un appello al tribunale che tutela i diritti dell’uomo non può che restare astratta.
“Lette le motivazioni bisognerà vedere se c’è il margine per presentare un nuovo ricorso” puntualizza l’avvocato Chirivì. Se il caso del sacerdote alassino arrivasse a Strasburgo i tempi del nuovo processo non sarebbero brevissimi: si parla di almeno sei-sette mesi prima che possa essere analizzato dalla Corte. Tempistiche che, anche in caso di un pronunciamento favorevole, non servirebbero a Don Lu per diminuire il suo periodo di detenzione in carcere. Salvo sorprese infatti il parroco avrà la possibilità di lasciare la cella, grazie all’affidamento in prova, già ad agosto prossimo.
Se deciderà di rivolgersi alla Corte di Strasburgo quindi è probabile che Don Luciano lo faccia principalmente con l’intenzione di dimostrare la sua innocenza. Fin dal principio infatti il parroco ha respinto tutte le accuse che gli venivano contestate dalla Procura. Anche nella sua ultima lettera, in diversi passaggi, il sacerdote ribadisce questo concetto definendo il suo caso una “incomprensibile vicenda giudiziaria” e affermando che “ormai, come si suol dire, anche le pietre hanno recepito la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono addebitati”. “Come si può – si legge in un altro passaggio – condannare un cittadino, estromettendolo totalmente dal confronto con l’accusa, obbligandolo ad accettare un verdetto scritto ben prima che inizi il processo in aula?”.