Assistente sociale, mestiere pericoloso: un incontro sui rischi dopo il caso di Veronica Meinero

Genova. Era il 21 febbraio del 2011 quando la giovane assistente sociale di Cairo Montenotte, Veronica Meinero, subì una brutale aggressione da parte di un 50enne (l’italo-colombiano Josè Francisco Galvis Formica) che la riteneva responsabile dell’allontanamento dai figli e che entrò nell’ufficio in cui lavorava colpendola con un machete.

Un evento che ha turbato non solo il paesino valbormidese ma l’intera categoria: oggi, l’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali della Liguria, si è fatto dunque promotore di una ricerca, in collaborazione con l’Università di Genova e varie sigle sindacali, sui rischi professionali a cui la categoria è esposta. Chi lavora nel sociale, infatti, è sempre più spesso soggetto ad aggressioni da parte di chi si rivolge ai servizi e questo può dipendere da un crescente disagio che sempre più si riversa su chi lavora in prima linea affrontando le problematiche dei cittadini.

“Il Comune di Genova è impegnato da più di 10 anni su questo fronte e proprio in questi giorni è giunto al termine un lungo percorso che vede tutti i municipi nella fase di approvazione di un regolamento sulle linee di condotta che l’assistente sociale nella sua veste di pubblico ufficiale dovrà tenere in situazione di reati che vengono compiuti dagli assistiti – spiega l’assessore ai Servizi Sociali, Paola Dameri – Questo regolamento è un aiuto molto forte all’assistente sociale nelle situazioni gravi in cui purtroppo può venire a trovarsi. Spesso, infatti, deve comunicare anche notizie non piacevoli, ad esempio l’allontanamento dei figli per disposizione dell’autorità giudiziaria”.

Secondo l’assessore la corretta formazione è un elemento focale. “Serve per dare un’arma in più agli assistenti sociali, per renderli ancora più preparati nell’affrontare le situazioni difficili adeguatamente”, conclude Dameri.
Presente al seminario anche l’assessore regionale Lorena Rambaudi. “Il brutto episodio di Cairo Montenotte, purtroppo, fa capire quanto il lavoro degli assistenti sociali sia difficile – spiega – le istituzioni e gli ordini devono quindi lavorare insieme sulle strategie che possano dare garanzie agli operatori che lavorano a contatto con il pubblico, soprattutto in un momento di crisi crescente e quindi di conflittualità crescente”.

“Ci stiamo impegnando anche nel nuovo piano socio-sanitario della Regione, cercando di garantire, anche con i finanziamenti, l’assetto dei servizi ai Comuni – conclude Rambaudi – parlando più specificatamente della sicurezza, è necessario un servizio organizzato con la presenza di più persone nello stesso ufficio per non lasciare mai soli gli operatori e quindi evitare rischi”.

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