Cronaca

Patrimonio e attrezzature del Fotia Group: nessuna confisca, respinta la richiesta della Dia

scavoter scavo-ter fotia

Savona. Nessuna confisca per i beni dei fratelli Fotia. Lo ha deciso il tribunale di Savona, respingendo la richiesta avanzata dalla Direzione Investigativa Antimafia di Roma. Il collegio dei giudici, dopo aver assunto le argomentazioni delle parti, ha rigettato la misura di sicurezza patrimoniale sul complesso dei beni e delle attrezzature facenti capo a Pietro, Donato e Francesco Fotia.

I legali difensori avevano precisato la provenienza dei beni, contestando anche la richiesta stessa proveniente dalla Dia: “Misure preventive di questo genere si richiedono solo nel caso in cui ci siano persone affiliate ad organizzazione mafiose o che abbiano alle spalle condanne e indagini per reati di stampo mafioso. In questa situazione non è presente né l’uno né l’altro requisito”.

La richiesta di confisca formulata dalla Dia e perorata dalla pubblica accusa includeva una lunga serie di proprietà con immobili, appartamenti, auto e mezzi di lavoro, in particolare quelli destinati allo scavo e movimentazione terra. Già a fine febbraio i giudici avevano respinto l’istanza di sequestro anticipato dei beni del Fotia Group tenendo conto dell’assenza del “concreto pericolo” che questi venissero “dispersi, sottratti o alienati”

Gli stessi legali dei fratelli Fotia, gli avvocati Giovanni Ricco e Giancarlo Pittelli, avevano poi accolto con favore il procedimento della Direziona Antimafia. “Siamo contenti che la Dia abbia posto in atto quella verifica che inutilmente qualche mese fa avevamo chiesto con un appello al prefetto di Savona e al pm della Procura distrettuale antimafia: cioè stabilire una volta per tutte se i Fotia sono ‘ndranghetisti e delinquenti e quindi devono stare in galera, oppure se sono persone per bene che lavorano tutti i giorni nei loro cantieri, e quindi devono essere lasciati in pace” avevano sottolineato, evidenziando il fatto che un rigetto della confisca sarebbe stato un verdetto importante.

“La richiesta della Dia rifacendo la storia della famiglia non si basa, per chiedere la misura di prevenzione, sull’accusa di essere affiliati alle cosche, quanto su presunte discrepanze tra i redditi dichiarati dai Fotia e i mezzi e gli immobili acquistati. Noi però abbiamo già dimostrato per tutti i beni la provenienza dei fondi, mutui e proventi dell’attività, con cui sono stati acquistati. La stessa guardia di finanza, da molti anni, monitora costantemente tutte le attività del gruppo. I Fotia non hanno nulla da nascondere” avevano commentato gli avvocati Ricco e Pittelli.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.