Cronaca

Manifestazione pro-ospedale, in piazza anche la comunità islamica: “I problemi degli albenganesi sono anche i nostri”

Albenga. In marcia a stomaco vuoto e mano nella mano con gli albenganesi. Il digiuno imposto dal mese del Ramadan non ha certo tolto loro la forza – né la voglia – di manifestare, ed eccoli quindi in fila a gridare slogan pro-ospedale. D’altronde il paventato declassamento dei servizi sanitari sul territorio è anche affar loro, di chi vive qui da 10, 20, 30 anni, e ha figli che sono nati sotto le torri ingaune.

“Ci sentiamo parte di questa comunità e abbiamo diritti e doveri come tutti gli altri: è per questo che oggi siamo scesi in piazza insieme agli altri cittadini di Albenga” dice un rappresentante di quella comunità islamica vista spesso con distacco, come se facesse parte di un mondo a sé, relegato alla moschea e ad alcune zone della città, e che ieri sera, forse per la prima volta, si è unita a una manifestazione senza divisioni e senza colori, di nessun genere.

“Siamo preoccupati esattamente come lo sono gli albenganesi – dice chi vive qui da 16 anni – Spesso si sprecano soldi per opere inutili, e ora ci dicono che non li trovano per un servizio basilare come questo? Non ci stiamo”.

“Siamo solidali con i cittadini ingauni e riteniamo che i problemi di questa comunità siano anche i nostri. Anche noi siamo di Albenga. Io vivo qui da 30 anni, i miei figli sono nati qui, l’immigrazione è un fenomeno che continuerà e che richiede integrazione. E l’integrazione si ha anche con la condivisione dei problemi e il tentare di risolverli”.

“Oggi siamo mano nella mano con gli albenganesi perché anche noi vogliamo il Pronto Soccorso vicino – dice l’Imam della moschea di Albenga, Elalami Abdeljalil – Molti di noi sono nati qui, tutti vediamo il nostro futuro in questa città. E, ciò che accade in questo territorio, è anche affar nostro”.

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