“Noli, i colori del cinema”: protagonista il film americano “Se mi lasci ti cancello”

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Noli. Il cinema indipendente americano graffiante e inriverente è il protagonista del quarto appuntamento con Noli, i colori del cinema, rassegna sulla spiaggia organizzata dal Comune di Noli e dall’associazione culturale no profit Kinoglaz. Un film per sognare nella maniera più divertente possibile, “Se mi lasci ti cancello” di Michel Gondry (traduzione fuorviante di L’eterna luce solare della mente immacolata” (da un verso di Alexander Pope) – vincitore di premio Oscar 2005 per la miglior sceneggiatura non originale di Charlie Kaufman – vede protagonisti Jim Carrey e Kate Winslet in una inconsueta dimensione non divistica.

La storia, incentrata su una serie di paradossi alla Philip K. Dick (basti ricordare il suo attacco a concetti di identità memoria e realtà oggettiva contenuti in Ricordiamo per voi) e ossessionata dall’idea della memoria che viene cancellata, è incentrata su Joel (Jim Carrey), un ragazzo solitario e introverso, spaventato dalla vita. Nella prima scena del film lo vediamo svegliarsi, prendere l’auto per andare al lavoro e trovarla ammaccata. Il clima è gelido, la sua esistenza sembra vuota. Invece di recarsi al lavoro, prende la metro, va al mare e incontra Clementine (Kate Winslet). Giocano insieme. All’apparenza una narrazione semplice e lineare, se non fosse per il flashback che ci mostra che i due si sono già conosciuti, forse un anno prima. Si sono amati ma non danno l’impressione di essere coscienti. La loro storia d’amore era finita male nonostante l’infinito amore che una macchina della memoria ha cercato di cancellare dai loro ricordi. Quanti avremmo desiderato smettere di soffrire per amore…ma è possibile non affrontare il dolore eliminando il ricordo di una persona o il destino ci spingerebbe sempre verso di essa, verso quell’amore?

Un film divertente, leggero, vitale, dinamico, spiazzante ed estremamente poetico che come ha scritto Matteo Berardini: “pur mostrando ciò che si tende a nascondere, riesce a raccontare una storia colma di dolcezza e desiderio, amore espresso nei termini primi della speranza e della gioia”. Una pellicola del 2005 nella quale il regista francese non ha fatto ricorso a effetti speciali troppo elaborati o a pesanti interventi post- produzione, favorendo piuttosto soluzioni materiche e pratiche, spesso artigianali: luci, dissolvenze, filtri, giochi di fuoco o effetti di montaggio, illusioni ottiche per un cinema volto a recuperare la sua primigena natura artigianale, una dimensione low-budget che diviene questione etica e politica. Autoriale. Vista la cultura enciclopedica dello sceneggiatore Charlie Kaufman non è da escludere che si sia ispirato anche da Je t’aime Je t’aime di Alain Resnais, dove un uomo finiva inchiodato nei propri ricordi a causa di una macchina (mnemonica) del tempo mal funzionante. Ad arricchire il cast anche l’istrionico Elijah Wood e la giovane e qui insicura Kirsten Dunst.

Roy Menerani ne ha ipotizzato su Segnocinema anche una lettura metacinematografica della pellicola: la testa di Jim Carrey è il cinema hollywoodiano, il ricordo che si vuole cancellare è la nostalgia del classico, la resistenza della memoria produce flash e stimoli che non ne permettono una completa cancellazione, fino all’arrivo di Clementine/Kaufman, personalità mezza matta ma in fondo classica, con la quale ricominciare un amore, spettatoriale, che nessuna contemporaneità riesce davvero a distruggere.

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