Cronaca

Condanna in Cassazione per Don Luciano, i fedelissimi in rivolta: “Non ci sono prove, pagina inacettabile della nostra Giustizia”

Alassio. Dai messaggi di speranza del giorno prima a quelli di delusione, sconforto, ma anche rabbia per la decisione della Corte di Cassazione di confermare la condanna per Don Luciano Massaferro. E’ questo lo stato d’animo dei sostenitori di Don Lu, dei suoi fedelissimi parrocchiani che hanno sempre (e continuano a farlo) creduto nella sua innocenza. Ieri, appresa la notizia della condanna anche in terzo grado, sulla pagina Facebook dedicata al parroco alassino (il gruppo “Don Luciano Libero!”) sono comparsi centinaia di commenti.

“Il nostro dolore ed il nostro sconforto per la conclusione dell’iter giudiziario di don luciano massaferro derivano non solo dallo straziante consapevolezza della terribile ingiustizia che è stata fatta ad un innocente accusato del più terribile dei crimini, ma dalla certezza che, d’ora in poi, con queste modalità processuali chiunque possa essere accusato e condannato per pedofilia” ha scritto Carla B. che ha attaccato: “Quando l’unica prova sono le parole di un persona problematica con un vissuto familiare carico di relazionalità atte a creare solo disagio emotivo ed affettivo, quando non bastano gli innumerevoli riscontri in tuo favore, i testimoni a tuo carico, le contraddizioni dell’accusante e le suggestioni a cui una persona già fragile intellettualmente è sottoposta da cosidetti esperti completamente inadatti a ricoprire il ruolo che ricoprono, quando alla difesa accade quello che in nessun paese dell’occidente democratico accade, cioè impedire il controinterrogatorio di colui che ti accusa allora capisci che solo il caso, o la fortuna, possono impedirti di divenire, per la legge, un pedofilo”.

“Ora può succedere a tutti” ha scritto un altro dei sostenitori del sacerdote; “Non solo tu sei senza parole… Non è un errore giudiziario, ma una vera persecuzione studiata a tavolino. Non sono stati tre gradi di giudizio, ma tre esecuzioni…” ha scritto Roberta che ha anche polemizzato per il fatto che Don Luciano avrebbe saputo dai media della sua condanna e non attraverso una comunicazione formale da Roma. “Mi spiace moltissimo..ero convinta che la verità finalmente venisse a galla.. Prego per te e per loro.. La luce deve avere il sopravvento!” scrive invece Sara.

La delusione è tanta anche nel messaggio di Marida: “Ciao Don Luciano, è un messaggio pieno di amarezza quello che ti scrivo. Ho sperato fino all’ultimo che la ‘Giustizia’ in cui tu hai sempre creduto, e che ci hai insegnato a rispettare, avesse uno scatto di orgoglio e ti restituisse l’onore che ti hanno scippato. Siamo stati degli illusi, tu e noi con te, ed oggi paghiamo la nostra ingenuità nel modo più doloroso. Ti voglio dire che,una volta di più, la tua dignità nell’accettare una condanna scandalosa e che non è umanamente accettabile, mi fa sentire orgogliosa di te e felice di averti incontrato nel mio cammino..Sempre con te, vicina a te e pronta a lottare”.

Insieme ai numerosi messaggi di solidarietà spiccano però i duri attacchi al sistema giudiziario che, secondo i fedelissimi di Don Lu, ha commesso un grave errore: “E’ una pagina inaccettabile della nostra giustizia, un’ombra che cade come un macigno sulla credibilità istituzionale del nostro paese. Non veniamo più condannati alla morte fisica, ma per volontà di far comunque del male, veniamo condannati alla morte civile ed umana. La giustizia è solo una metafora che non ha più alcun senso intrinseco. Può essere interpretata ed applicata secondo convinzioni personali e di parte. Si cavalcano le onde che portano più lontano e fanno più clamore in quel preciso contesto storico, con l’insana consapevolezza di travolgere, con forza fittizia e temporanea, gli strumenti che quelle onde avrebbero dovute infrangere. Dovrebbe realmente far riflettere tutti noi un giudizio legato a fatti oggettivamente e soggettivamente non riscontrati”.

“Che pena rendersi conto che non si possa neppure fare gossip perchè non c’è nulla su cui farlo – aggiunge ancora Carla -, perchè non c’è nessuna prova eclatante ad inchiodare l’imputato….perchè di eclatante cìè solo la voglia di fare del male di perseguitare e perseguire un disegno, che, se pur sbagliato, non può essere smentito! Come riuscire a far sì che si prenda reale consapevolezza di questo male dilagante, inarrestabile e micidiale per ognuno di noi? Come fermare questa macchina infernale che accendono a loro piacimento gli amministratori della giustizia di questo paese che vuole essere civile, democratico e fautore dello stato di diritto?”. “Di sicuro dovranno fare i conti con la loro coscienza e non solo…. preghiamo anche per loro! Certo è proprio un bel paese se ti mandano in carcere senza alcuna prova”.

In mezzo ai diversi messaggi polemici non mancano poi quelli di solidarietà per ribadire ancora una volta la convinzione che il sacerdote non sia responsabile di nessun abuso nei confronti della giovane parrocchiana: “Siamo con te! Certi della tua innocenza!!! Un abbraccio forte”, “A presto, amico dolce, spaventàti e allibiti, ma certi come non mai della tua innocenza”.

Parole di solidarietà e affetto che non sono mai mancate in questi mesi a Don Luciano, nemmeno ieri quando il parroco è stato portato in carcere: un gruppo di fedeli infatti non ha voluto mancare ed è andato a salutarlo. Il sacerdote ha ostentato ottimismo ed ai suoi parrocchiani ha dato un “arrivederci”. Don Luciano infatti è convinto che tornerà presto da loro per occuparsi della parrocchia. I fedelissimi, non c’è nemmeno da dubitarne, lo stanno già aspettando.

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