Cronaca

Non poteva andare a firmare in caserma per colpa del bus e violò il Daspo: ennesimo processo per tifoso genoano

tribunale Savona

Savona. E’ già stato assolto per tre volte, ma adesso si ritrova ancora una volta a giudizio per l’accusa di non aver rispettato l’obbligo di presentazione in caserma durante incontri sportivi. Il tifoso genoano Andrea Leopizzi, 45 anni, era stato colpito dal “Daspo” con il divieto assoluto di recarsi allo stadio di Marassi e, anzi, con l’obbligo, in occasione delle partite più “calde” di firmare nella caserma dei carabinieri di Cairo.

Nel frattempo però lui aveva cambiato casa, andando ad abitare ad Urbe, e, visto che non aveva l’auto, non era riuscito ad andare con l’autobus a Cairo per firmare (l’organizzazione degli orari dei bus infatti non gli permetteva di raggiungere la caserma agli orari previsti). Per questo motivo, non risultando la presentazione in caserma in concomitanza con una serie di partire, dalla Questura erano automaticamente partite una serie di denunce nei confronti del tifoso.

Questo nuovo processo non è ancora stato definito: il legale dell’imputato ha infatti chiesto che il suo assistito venga giudicato con il rito abbreviato e il giudice ha quindi rinviato il processo. Il “Daspo” per Leopizzi, che è fratello del più “famoso” Massimo (l’ultrà che in questi giorni è stato sentito dai pm di Cremona nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse), era scattato nel 2008: nel novembre dell’anno precedente il tifoso era stato arrestato a Genova nel contesto delle indagini seguite agli scontri tra ultras genoani e sampdoriani del 23 settembre 2007.

In quell’occasione, oltre alle perquisizioni in casa di 22 ultras delle opposte fazioni, che avevano in casa anche i “trofei” sottratti agli avversari, erano finiti in carcere quattro tifosi, tre genoani e un sampdoriano. Tra i primi ad essere arrestati, poche ore dopo gli scontri, proprio Andrea Leopizzi.

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