Cronaca

India: scambio di lettere fra i marò Latorre e Girone e Tomaso Bruno

Albenga. I marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno scritto una lettera a Tomaso Bruno, il giovane albenganese rinchiuso in India con la compagna di viaggio Elisabetta Boncompagni. Analogie e differenze tra le due vicende, accomunate anzitutto dalla condivisione del difficile iter giudiziario indiano: una giungla di intoppi, rinviee e lentezze. Diverse nella sostanza e anche nell’esposizione mediatica, amplificata per i due fucilieri e sommessa per i due ragazzi.

I due marò del reggimento San Marco, accusati di aver ucciso due pescatori durante un servizio anti-pirateria, hanno ottenuto la libertà su cauzione in attesa del processo. Non così per Tom ed Eli, che hanno affrontato e continuano ad affrontare il carcere a Varanasi. Ora i due militari hanno scritto a Tomaso una missiva, che gli è stata fatta recapitare da personale diplomatico. A sua volta il giovane ingauno ha risposto, consegnando la lettera anche in questo caso a intermediari della rappresentanza italiana in India.

Riservato il contenuto dello scambio epistolare, che includerebbe incoraggiamenti per fronteggiare il percorso giudiziario. Non vi sarebbe, però, cenno alla disparità di trattamento da parte della giustizia locale. Un aspetto che rimane tuttavia evidente, in quanto i due “leoni” si trovano in albergo in attesa del processo, mentre Tomaso ed Elisabetta attendono nel penitenziario il secondo grado di giudizio, come era accaduto per il primo.

In entrambi i casi la diplomazia è attiva cercando ogni soluzione per riportare a casa i connazionali. La pressione mediatica sulla vicenda di Tom ed Eli, però, rimane timida e sporadica. Da due anni i due giovani si trovano chiusi in carcere con l’accusa di aver ucciso il proprio compagno di viaggio Francesco Montis durante il soggiorno nel Paese orientale. Un’accusa che, dopo udienze rimandate di continuo, prove che non convincerebbero, indagini ritenute da molti frettolose e condotte con scarsa attenzione, si è trasformata in una sentenza di ergastolo.

Anche per i due marò il copione giudiziario presenta similitudini: una perizia balistica che incastrerebbe Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ma che da alcuni esperti italiani viene definita come il risultato di “un’incredibile faciloneria” con molte contraddizioni; e poi, la sensazione che le indagini della polizia indiana partano da un presupposto di colpevolezza piuttosto che di innocenza.

Lo stesso è accaduto per Tomaso ed Elisabetta con un esame autoptico sul corpo del povero Francesco condotto da un oculista invece che da un esperto, solo per citare l’aspetto che solleva il maggior numero di dubbi, e continui ed estenuanti rinvii che hanno messo a dura prova la tenuta psicologica dei due giovani e delle loro famiglie.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.