Laigueglia, oggi ricorre il bicentenario dell’attacco inglese al borgo

fiera centro laigueglia

Laigueglia. La Liguria da quando fu annessa all’Impero Francese, ma ancora prima con la proclamazione della Repubblica Democratica Ligure di stampo francese, in sostituzione della Repubblica di Genova, fu di fatto in guerra con l’Impero inglese e i suoi corsari ad esso asserviti e le navi di entrambi non tralasciavano occasione per dimostrare l’inimicizia, attaccando le sue città, porti e navi.

Laigueglia si trovò così in prima fila, visto che il suo golfo era tra i più frequentati (con un traffico medio di ben 2000 navi) e tra i più adatti per rifugiarsi in caso di pericolo. I primi attacchi si svolsero già nel 1799, e con alterne fortune si protraranno sino al 1812.

Ricordate con vanto dai vecchi laigueglini le “tre giornate di bombardamento” riferite a tre tentativi di sbarco nemico tentate a cavallo del 1808 e 1809 vittoriosamente respinti, arriviamo al 10 maggio 1812, dove grazie al puntuale rapporto del sindaco di allora Andrea Badarò al Prefetto, possiamo ricostruire quella tragica giornata.

Il giorno 9 maggio 1812 un convoglio commerciale di 21 bastimenti di varie stazze, avvistato un convoglio nemico inglese composto da 2 vascelli, il Leviathan comandato dal Capitano Patrick Campbell e l’America oltre al brigantino Eclair, si rifugiava nella nostra baia, ormeggiando così vicino a riva, che il sindaco Badarò scrisse “le prore delle navi quasi toccavano le case”.

Furono predisposti per la notte turni di guardia, dai membri dell’equipaggio, alla Guardia Nazionale di Laigueglia (constava di circa 70 uomini volontari e mal armati), ai preposti di dogana (30 uomini), ai cannonieri, ai GuardiaCoste (16 uomini) ai soldati di stanza a Laigueglia (40 uomini) del 52° Reggimento di fanteria di linea comandati dal sotto-Tenente Benjamin Garnier, inoltre sono da conteggiarsi in 150 circa i marinai sbarcati dai bastimenti.
Verso le 3 e mezza del mattino del 10 maggio, approfittando del buio 400 royal marines al comando del capitano John Owen sbarcavano tra Laigueglia ed Alassio con 15 grosse lance. Una parte si dirigeva alla vicina batteria di San Michele posta vicino alla chiesa di Porto Salvo e dopo un veloce scontro ne inchiodavano i cannoni. Quindi uniti avanzarono su Laigueglia, dove le batterie di difesa costiere non cessavano di far fuoco sulle lance nemiche affondandone due facendo 10 morti. Le truppe a terra avanzavano grazie alla loro forza preponderante obbligando i Guardiacoste e i preposti di Dogana ad abbandonare la batteria di difesa della chiesa della Concezione e a ritirarsi sulle alture circostanti dalle quali continuarono a far fuoco sul nemico. La Guardia Nazionale, rientrata in paese, approntò una difesa sull’ultimo molo di levante con un cannone da 4 e fucilieri, ma gli inglesi rivoltarono i cannoni della nostra batteria della concezione verso i laigueglini stessi, i quali si dovettero dapprima ritirare nel bastione, ma anche questa strenua difesa fu vanificata dal continuo fuoco operato dalla tre navi inglesi contro il bastione stesso e il centro storico.

Messo a tacere anche i cannoni del bastione, i Royal Marines si ritirarono verso le loro navi, non senza che alcuni di loro si lasciarono andare ad atti di sciacallaggio nelle case e nella chiesa della Concezione dove rubarono un quadro ed ex-voto marinareschi. Nel frattempo 17 scialuppe inglesi cariche di fucilieri s’impadronirono di 16 bastimenti ormeggiati, uno fu dato alle fiamme, ma nonostante la difesa operata dai nostri a colpi ormai di soli moschetti, verso le ore 09.00 le navi nemiche si allontanavano con al rimorchio i nostri legni. Gravi furono i danni alle case crivellate dai cannoneggiamenti, il sindaco Badarò li stima in Lire 6.000, la perdita di ben 16 bastimenti, e per un solo caso fortuito non si registrano morti da parte laigueglina, ma soli 9 feriti non gravi, senza contare i danni alle batterie di difesa della Concezione e del Bastione.

La relazione al Prefetto di Cairo Montenotte termina con la denuncia del sindaco Badarò di non aver avuto nessun aiuto e rinforzo dalle città vicine “le quali se avessero spiegati tutti i mezzi di difesa che erano in loro potere, forse i fatti si sarebbero svolti ben diversamente e si sarebbe potuto evitare un bombardamento per tante ore d’un paese, quasi inerme, che nulla aveva fatto per provocare lo sdegno del nemico”.

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