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Carisa Savona, cinque vittorie e cinque sconfitte: la Coppa Len più sofferta, la più bella

Savona. Quando, con 8 minuti e 14 secondi ancora da giocare, il Sabadell si era portato avanti 6 a 2, chi avrebbe scommesso qualcosa su questa Rari Nantes, molto più giovane ed inesperta di quella che un anno fa strapazzò il Panionios?

Qualcuno poteva pensare che i biancorossi avrebbero retto alla pressione del Sabadell, galvanizzato dalla piega che aveva preso l’incontro, senza subire almeno un’altra rete? Probabilmente, nemmeno i tifosi più ottimisti, quando la situazione stava precipitando, avrebbero avuto fiducia nei ragazzi guidati da Andrea Pisano. Tanto più che dagli spalti del catino catalano oltre cinquecento persone, come se fossero a bordo vasca, si facevano sentire a gran voce, nel tentativo di spingere i padroni di casa alla conquista del primo trofeo continentale.

E confessiamolo: conoscendo, purtroppo, i mali della pallanuoto, nella mente di tanti appassionati ricomparivano i fantasmi di quel marzo 1992. Venti anni trascorsi, ma un ricordo ancora impossibile da digerire. Una Coppa dei Campioni scippata, in quel di Trieste, dallo Jadran Spalato preso per mano dalla coppia arbitrale.

Quella vinta oggi dalla Rari Nantes, purtroppo, non è l’attuale Champions League, ma per la società biancorossa è come se lo fosse. Un budget ridimensionato durante la scorsa estate, causa forza maggiore e con il preciso intento di valorizzare i giovani, senza dover essere grandi solamente grazie a mercenari della waterpolo. Un progetto per fare una Rari Nantes che non solo rappresenti Savona, ma sia di Savona.

E’ stata la stagione dei “locals” in biancorosso: oltre ai “veterani” Aicardi, Rizzo, Angelini e Mistrangelo, c’è stata gloria per giovani cresciuti in Liguria, tutti genovesi e savonesi: Alesiani, Damonte, i due Bianco, Zerilli. Solamente quattro i “foresti”, ovviamente di gran peso: Volarevic, Fiorentini, Petrovic e Janovic.

E così, è stato tutto ancora più bello rispetto allo scorso anno. Perché vincere piace a tutti, ma se ci si riesce soffrendo un po’, è innegabile, il sapore della vittoria ha un qualcosa in più.

Il cammino dei biancorossi, iniziato ancora con l’eliminazione dalla Champions delle corazzate europee, è stato sofferto fin dall’inizio. Già il Round II di questa Len Euro Cup ha visto i savonesi giocare una sfida da dentro o fuori con l’Olympic Nice, nella vicina Costa Azzurra, vinta con 5 reti di scarto. Gara decisiva perché la Carisa aveva perso con lo Szolnoki Dosza Kozgep, poi eliminato in semifinale dal Sabadell.

Anche negli ottavi è arrivata una sconfitta: 12 a 10 a Budapest, contro l’Honved Groupama. Rizzo e compagni hanno stretto i denti, conservando in vantaggio di 4 reti maturato alla Zanelli e hanno passato il turno a scapito dei temuti ungheresi.

E’ stata dura pure nei quarti. Ad Atene, un Panionios assetato di rivincita memore della finale del 2011, ha prevalso all’andata sulla Carisa per 7 a 6. Da batticuore il ritorno, terminato 11 a 9 per la squadra guidata da Pisano.

La semifinale ha proposto il derby: Savona contro Posillipo. Vincere 8 a 4 all’andata non ha messo al sicuro la Carisa. Alla Scandone i rossoverdi hanno quasi capovolto il risultato, fermandosi ad un goal dal pareggio: 11 a 8. Quest’oggi è arrivata un’altra sconfitta, ma nell’ottica del doppio confronto era preventivabile. L’importante era conservare il vantaggio costruito all’andata.

Una Len Euro Cup vinta con un bilancio di 5 vittorie e 5 sconfitte. Bisognerebbe scorrere gli annali e cercare i precedenti, ma riesce facile intuire che non era mai successo a nessuno. Record negativo? Poco importa, se così fosse, perché l’importante è portare a casa la coppa. E poi, può essere sintomo di intelligenza tattica, capacità di dosare le forze. La Carisa ha fatto quanto bastava per vincere e se c’è riuscita, probabilmente, è stato anche merito della capacità di controllare la situazione, di non forzare se non era il caso, di non mettere alla prova i propri limiti. La vittoria di un gruppo che oltre alle doti tecniche, ha saputo anche usare la testa e il cuore. La Coppa Len più sofferta, la Coppa Len più intrisa di emozioni.

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