Tribunale di Albenga, Pcl: “La carenza della struttura colpisce i lavoratori”

Albenga - tribunale

Albenga. “La sorte della sezione distaccata di Albenga, Ufficio Giudiziario che da troppo tempo è allo sbando per totale carenza di magistrati e soprattutto di personale di cancelleria, ha una sua importanza essenzialmente per i lavoratori della struttura”. Lo afferma in una nota l’avvocato Nazzareno Siccardi, del Partito Comunista dei Lavoratori.

“I lavoratori rischiano licenziamenti (i precari) e mobilità (quelli di ruolo). La situazione non è altrettanto critica né per i magistrati, che in virtu’ della loro inamovibilità costituzionale troverebbero idonea collocazione nella sede circondariale di Savona o in altri uffici adeguati, né per gli avvocati, che dovrebbero disancorarsi da logiche meramente corporative finalizzate alla tutela del proprio orticello sotto casa. Quel che conta e che dovrebbe contare è che la giustizia funzioni, ma la giustizia non funziona e il servizio peggiora perché il potere politico ha interesse a renderlo inefficiente. In questo modo le lobbyes affaristiche, di cui fanno parte i politici stessi e che sono collegate alle organizzazioni criminali mafiose, possono gestire sempre meglio la corruzione”.

“E’ evidente che, se la giustizia non funziona ed è intollerabilmente lunga e lenta, aumentano le possibilità di farla franca e di vanificare l’esito dei processi, anche e soprattutto per effetto delle solite prescrizioni, tanto che si consoliderà sempre più un sistema giudiziario che colpirà i deboli e gli emarginati e renderà esenti da condanna ricchi, potenti e tutti coloro che hanno la possibilità di influenzare il normale svolgimento del processo. Quello che ci chiediamo noi è perché le forze politiche di sinistra, anziché preoccuparsi di iniziative che portano vantaggi soltanto di immagine e di facciata come ha fatto il 30 marzo ad Albenga “Sinistra, Ecologia e Liberta”, non si preoccupino invece dei veri problemi della giustizia che si mostra sempre più come “una sovrastruttura borghese al servizio del potere costituito?”.

“I veri problemi da affrontare sarebbero secondo noi principalmente: l’accesso dei cittadini alle cause civili, pratica sempre più costosa non soltanto e non tanto per i costi di difesa ma soprattutto per gli oneri e le gabelle che debbono essere anticipati allo Stato per poter promuovere un’azione giudiziaria di qualsiasi tipo, ora anche in materia di diritto di famiglia e financo di diritto del lavoro; il diritto di difesa nel processo penale che, per i soggetti impossibilitati o con forti difficoltà a pagare il difensore, viene affidato al gratuito patrocinio (utilizzabile proprio dai morti di fame) o alla difesa d’ufficio, che peraltro ( assurdità totale) non è gratuita come in quasi tutti gli Stati del mondo ma a carico dell’interessato, che, non avendone i mezzi, non pagherà e così finirà per avere una difesa fittizia, salve le poche volte in cui troverà un difensore portato al sacrificio e che svolgerà la difesa appieno anche senza essere pagato. Che dire poi del drammatico problema dei detenuti in carcere? Sono 68.000 circa stipati in strutture per lo più fatiscenti a fronte di una capienza di 40.000 circa, che li costringe a vivere in condizioni a dir poco bestiali ed incompatibili con un sistema civile, laddove poi bisogna considerare che la quasi totalità è costituita da soggetti socialmente deboli ed emarginati, particolarmente immigrati irregolari, dei quali circa la metà ancora in attesa di giudizio; situazione che evidenzia ulteriormente l’atavico problema della “carcerazione preventiva” (recte, custodia cautelare). E allora ben venga l’amnistia, la quale avrebbe il duplice effetto positivo di liberare le carceri dai soggetti meno colpevoli nella gerarchia dei condannati o di coloro che sono in attesa di giudizio e di liberare le scrivanie e gli armadi dei magistrati di fascicoli inutili, consentendo così agli stessi di dedicarsi alla trattazione dei processi veramente importanti, compresi quelli dei colletti bianchi” conclude l’esponente del Pcl.

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