Economia

Rinnovabili, gli addetti ai lavori: “Interesse teorico del governo ma nessun investimento”

Albenga. “L’interesse del Governo nei confronti delle energie rinnovabili che significano rispetto dell’ambiente, niente scorie, maggiore qualità della vita è stata tanta promozionata in termini di immagine ma questa promozione è prontamente smentita dalla cifre investite per il loro sviluppo”. Esordisce così Giorgio Mallarino, architetto, progettista savonese, da anni nel campo delle energie rinnovabili, presidente regionale di Federabitazione-Confcooperative e ideatore e realizzatore della Casa Ecologica di Albenga, (24 appartamenti a consumo zero e realizzati con tutte le tecniche legate alle energie rinnovabili).

E continua: “Basti pensare che dal 1992 è stata aggiunta, alla bolletta elettrica, la cosiddetta ‘componente A3’ che incide sulla tariffa da pagare per l’11,6 per cento. Questo 11,6 per cento doveva essere finalizzato per lo sviluppo e la diffusione delle energie rinnovabili nel territorio italiano, vedi idroelettrico, eolico solare e fotovoltaico. Bene, del 100 per cento del patrimonio accumulato in 20 anni e si parla di 100 miliardi di euro, oltre il 90/95 per cento della somma totale accumulata, anzichè essere utilizzata per i fini preposti, è stata spesa per la creazione di inceneritori, finanziare i raffinatori, tutte impianti che, con le energie rinnovabili non hanno nulla a che spartire, anzi sono l’esatto contrario”.

“Si tratta di un vero e proprio scontro tra due paradigmi energetici: da un parte quello ancora centrato sulle grandi centrali a fonte fossile, (vedi per esempio il carbone altamente inquinante utilizzato nella centrale di Vado Ligure), ed uno nuovo in cui le fonti pulite hanno cominciato a danneggiare gli interessi costituiti dal vecchio modello – continua Mallarino – Limitandoci all’Italia, si è investito troppo in impianti a cicli combinati spendendo qualcosa come 25 miliardi di euro con il risultato che, con il cosiddetto vecchio modello di produzione energetica, si è creato un ‘surplus’ di prodotto. Perchè, per ripagarli in termini di assistenza e manutenzione, questi impianti devono funzionare circa 4/5 mila ore l’anno ed invece ne stanno funzionando quando va bene 3 mila. E’ logico a questo punto che tutto il ‘di più’ energetico fornito dagli impianti di energia rinnovabile va a danno delle grosse aziende fornitrici di questo prodotto”.

“O riusciremo a passare da un modello oligarchico di pochi fornitori di energia che, vedi anche la situazione dell’aumento continuo dei carburanti per autotrazione, ben poca fatica fanno a creare un cartello, ad un modello di democrazia energetica di tutti microproduttri con la creazione di una rete tipo internet che è, essa stessa, una moderna forma di democrazia. E’ una situazione che ha del paradossale e è in gioco la possibilità di mantenimento della stessa qualità di vita delle future generazioni” conclude Mallarino.

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