Alassio, 1 aprile 2012 – 824° giorno di detenzione (270 di sequestro, 99 di esilio, 455 di arresti domiciliari). Questa l’intestazione dell’ultima lettera che don Luciano Massaferro ha inviato ai fedeli, tramite il gruppo nato in sua difesa in Rete, in occasione della Pasqua.
Una missiva in cui il sacerdote alassino condannato a sette anni e 8 mesi di reclusione per abusi sessuali su una minore, rivolge “un sincero augurio di pace e gioia per tutti, sia per quelli che mi affiancano nel misterioso cammino umano, sia per coloro che sull’onda di facili emozioni urlano il classico ‘crucifige’ ricorrente nella storia dell’umanità” e in cui tocca vari temi: dalle difficili condizioni in cui vivono e lavorano detenuti e guardie carcerarie nelle prigioni italiane al principio della “presunzione di innocenza” che non sarebbe così tutelato nel nostro Paese; dall’impegno della Chiesa sul fronte della “lotta ai vergognosi fenomeni di abusi sessuali” ai ringraziamenti verso i propri legali, Mauro Ronco e Alessandro Chirivì, il cui operato, secondo il don, “è andato molto al di là di quanto professionalmente è richiesto in questi casi e più che dei difensori si sono rivelati veri punti di riferimento, sui quali poter contare nei momenti difficili”.
“Spesso ho dovuto ascoltare la perplessità di alcuni amici in merito alla scelta della linea difensiva, in quanto risulta a tanti incomprensibile la situazione in cui mi trovo, ma continuo sempre a dire che il problema non sta tanto nella strategia difensiva, quanto nel fatto che essi non vengono ascoltati: il perché di questo comportamento resta un mistero – scrive il parroco alassino – Agli avvocati Alessandro Chirivì e Mauro Ronco, desidero manifestare tutta la mia stima. Desidero poi ringraziare i componenti del Comitato, sorto a mio sostegno sin dall’inizio della mia assurda vicenda, e i tantissimi amici che in molti modi non mancano di far sentire la loro sincera vicinanza, unita all’impegno a servizio della verità. Il loro operato, tanto costante quanto produttivo, è sicura garanzia di successo, pur nei modi e nei tempi che il Signore permette”.
Poi un pensiero al padre. “Un ultimo grazie, certamente non in ordine di importanza, desidero rivolgerlo a mio padre che nonostante una salute non certo ottimale mai ha mancato di seguire la mia paradossale vicenda giudiziaria, sicuramente utili sono stati i suoi preziosi consigli e l’attenta analisi delle carte. Come dimenticare le visite settimanali del Giovedì nel carcere di Sanremo (era l’unica persona autorizzata a farmi visita oltre ai legali e al mio Vescovo), le costanti parole di conforto, il lavoro faticoso di collegamento con i nostri parenti e la comunità parrocchiale desiderosa di avere notizie sul mio stato di salute psico-fisica? Per oltre trent’anni è stato Brigadiere delle Guardie Giurate svolgendo il suo servizio nella Città di Alassio e ricevendo, tra gli altri, anche un encomio dal Questore di Savona”.
“Ora anche per lui la certezza del diritto è stata inesorabilmente distrutta e ancora oggi, nei frequenti incontri in casa mia, non riesce a capacitarsi come sia stato possibile tutto questo accanimento e ancor più come io possa stare ancora nella condizione di carcerato in casa, quando a mio carico non esiste la minima prova di colpevolezza. Io certo non ho le parole adatte per spiegare cose che nemmeno posso lontanamente capire, offro semplicemente la mia testimonianza, spero umile e dignitosa, con la fiducia che prima o poi qualcuno prenderà in mano la situazione e vorrà porre termine ‘all’accanimento terapeutico giudiziario’ nei confronti di una vicenda che, se non fosse per i suoi devastanti risvolti umani, sarebbe da liquidare con una semplice battuta di spirito”, conclude don Luciano Massaferro.