Cengio. Riprende la circolazione sulla strada provinciale 339 che collega Cengio a Saliceto, tagliata in due da una frana dallo scorso 15 febbraio. Il traffico ha ripreso a doppio senso di marcia a partire da mezzogiorno.
“La strada è stata aperta ma i lavori non sono comunque finiti – ha spiegato l’assessore alla viabilità Roberto Schneck – Sono infatti avviate le procedure ordinarie di affidamento della progettazione definitiva della messa in sicurezza del versante in direzione Cengio. Lavori che prevedono una spesa presunta di circa 400.000 euro che serviranno per realizzare una variante in modo che la strada si allontani dal versante pericoloso ma che non avranno conseguenze sul traffico. Noi andiamo avanti con la fase progettuale, stiamo rendicontando le spese e a breve approveremo il bilancio, ma attendiamo i fondi promessi dalla Regione per ultimare i lavori. Parete e strada sono comunque in sicurezza e ribadisco che, anche quando comincerà la seconda parte dei lavori, la strada non verrà comunque chiusa al traffico”.
I lavori proseguiranno per completare la messa in sicurezza. “Ci sono state grande collaborazione e grande sensibilità da parte degli uffici che voglio ancora ringraziare, grande collaborazione da parte della Rete Ferroviaria Italiana che ci ha aiutato in tutti i suoi comparti e declinazioni sostenendo la via della somma urgenza senza creare disagio. Ringrazio la ditta per il modo in cui ha lavorato. Siamo andati in somma urgenza con un primo stanziamento di 500 mila euro che fa parte di un progetto più vasto di poco meno di 1 milione di euro perché se vogliamo risolvere il problema e fare qualche anno ‘semi-tranquilli’ adesso bisogna intervenire nella parte verso Cengio per non ritrovarci tra due o tre anni nella condizione in cui siamo adesso” ha detto il presidente provinciale Angelo Vaccarezza.
Gli operatori hanno avuto a che fare con un volume di 40 mila metri cubi di materiale da rimuovere; quotidianamente viene demolita una media di 300 metri cubi di roccia. “Devo rigranziare per la quantità di lavoro che è stata svolta – ha osservato Vaccarezza – Si è parlato di 16 ore ma non è vero: erano 24 ore, perché finito di lavorare da una parte, di notte si lavorava da un’altra per portare via la roba, pure nei giorni festivi. Per questo la critica mi è parsa ingenerosa e con pregiudizi”.