Politica

Bossi si dimette, bufera sulla Lega. Ripamonti: “Momento delicato e triste”

Albenga - comizio Bossi Zaia

Savona. Un fatto che avrà conseguenze con effetto domino dal nazionale al locale, cambiando l’assetto del Carroccio: le dimissioni di Umberto Bossi sono percepite come un momento epocale anche dai responsabili liguri dal movimento, da sempre legato a doppio filo al Senatùr.

“E’ un momento delicatissimo e difficile – commenta il segretario provinciale, Paolo Ripamonti – Ora dobbiamo capire esattamente cosa è accaduto. Ma certamento è un momento che sta facendo del male al movimento, per il quale abbiamo duramente lavorato negli ultimi vent’anni”.

“Anche lo slittamento del congresso è stato nocivo per la Lega – prosegue Ripamonti – C’erano due candidati ed è stata proprio la lettera del capo a far slittare i congressi ad un momento successivo al voto elettorale. Ora è un momento triste per il partito e per i militanti”.

“Ci auguriamo che questa fase sia utile per rimettere in piedi la Lega Nord, alla quale tutti contribuiamo con forza. Il capo ancora una volta è avanti, ha capito che era meglio fare un passo indietro” conclude il segretario provinciale del Carroccio.

Carla Mattea, assessore provinciale, sottolinea: “Mi dispiace, è stato il fondatore del partito e del nostro simbolo, avrebbe potuto guidare il partito senza la malattia che l’ha costretto a circondarsi di altre persone e renderlo irraggiungibile dalla base. Auspico che a guidare la Lega sia un leader vero, serio e corretto. La situazione era sfuggita di mano e l’avevano reso distante dalla base”.

Prudente la chiosa dell’onorevole Guido Bonino, deputato valbormidese della Lega: “Occorre andarci piano e valutare attentamente le ragioni che hanno spinto Bossi a questa scelta e quanto ha detto al consiglio federale”.

In una telefonata tra Nadia Dagrada e l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito (agli atti delle inchieste in corso) la dirigente amministrativa “parla chiaramente del nero che Bossi dava tempo fa al partito”. Un nero che, secondo gli investigatori, è riconducibile a “denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile”.

Sempre dagli atti emerge che Renzo Bossi e la sua fidanzata Silvia Baldo “sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa per timore di controlli”. E ancora emerge un episodio legato a un presunto fascicolo formatosi sul figlio di Bossi che sarebbe stato “affossato” da “Silvio”. Nadia Dagrada consiglia inoltre a Belsito di farsi tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a favore della famiglia Bossi e di Rosy Mauro e di nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza.

C’è inoltre la cartella con l’intestazione “The family” trovata nella cassaforte di Belsito e sequestrata ieri dai carabinieri del Noe. La cartella, secondo quanto appreso dall’Adnkronos, raccoglie le presunte prove di denaro distratto da Belsito per pagare alcune spese dei familiari del leader del Carroccio, Umberto Bossi. Fatture e “scontrini” da migliaia di euro sono ora al vaglio dei carabinieri del Noe e dei pm.

L’ex tesoriere Belsito avrebbe dato 50 mila euro al segretario ligure del movimento, Francesco Bruzzone. Questo è quanto emerge dagli atti dell’inchiesta e in particolare a una telefonata fra lo stesso Belsito e Giacomo Chiappori, deputato leghista e sindaco di Diano Marina. Il denaro sarebbe stato consegnato da Belsito a Bruzzone “per farlo entrare nel cda di Fincantieri di Genova, ruolo che effettivamente Belsito ha poi ricoperto”.

“Dopo che l’hai aiutato, che gli hai fatto vincere il congresso, che non avrebbe mai vinto, e biribì, biribò e biribò, questo bastardo si chiama fuori, ‘chi lo conosce Belsito’, perché ti dico io che l’ha detto, ti dico io che l’ha detto”. E’ il passo di una telefonata di Chiapporti a Belsito, parlando di Bruzzone. Sempre secondo gli atti dell’inchiesta, gli risponde l’ex tesoriere leghista: “Però 50 mila euro che si è preso per Fincantieri, se l’è dimenticato questo… la nomina del cda, eh”. “Si dimenticano tutto, tutto si dimenticano tutto; questi sono dei bastardi” dice Chiappori.

Francesco Bruzzone si è però detto “esterrefatto” per la notizia emersa dalle intercettazioni dell’inchiesta. “Sono esterrefatto per questa finta notizia che smentisco categoricamente – ha dichiarato Bruzzone – A a meno che Belsito non intenda parlare della sua nomina, e per qualsiasi motivo abbia fatto un’oblazione che mi sfugge. Perché da quando lui è amministratore non ho mai avuto accesso alla contabilità”. “A ciò si aggiunge – ha continuato Bruzzone – che nella mia vita di segretario non ho mai avuto la possibilità di gestire nomine nazionali come quella di Fincantieri”.

“La rimozione di Belsito non basta” ha detto stamane il sindaco di Verona, Flavio Tosi, a Genova per sostenere la candidatura di Edoardo Rixi. Su Belsito Tosi non si è pronunciato: “Gli avrò parlato una volta” dice, ma molta responsabilità ce l’ha con chi lo mise lì: “Adesso stiamo a vedere l’attività di indagine che spero sia veloce. Se uscirà pulito meglio, se andasse diversamente bisognerà andare a vedere chi l’ha portato nel movimento e si è assunto la responsabilità di dargli quel ruolo”.

Edoardo Rixi ha evidenziato: “E’ chiaro che prima di arrivare a nominare il cassiere di un partito occorre informarsi bene e fare delle considerazioni di merito. Se questo in passato non è stato fatto bisognerà per il futuro farlo perché un episodio come questo fa male alla Lega, ai militanti e a tutta la città”.

“Ci saranno i congressi, ci saranno le assemblee, bisognerà discutere con i militanti su quella che dovrà essere un’azione energica per far capire che la Lega è sempre la Lega della base, di persone oneste che ci mettono la faccia e che non hanno voglia di vedersi sui giornali per colpa di qualcuno” hanno detto Tosi e Rixi.

Rispetto a Bossi, il sindaco di Verona ha detto nella sua visita ligure: “Penso che tutti su Umberto Bossi pensino due cose: anzitutto che Bossi è uno che dei soldi non si approfitta proprio per come è lui e parlo di lui personalmente; in secondo luogo che lui è la storia della Lega, che ha portato il movimento dove è adesso, pagando personalmente in salute”.

Tosi ha parlato anche della necessità di rivedere la legge del finanziamento pubblico ai partiti: “Trovo normale che in maniera e in misura corretta i partiti siano finanziati dallo Stato altrimenti chi ha i soldi si fa il partito, gli altri no”. Il problema secondo Tosi sta nella “nella misura e nella maniera di questo finanziamento. La misura perché è chiaro che se un partito investe milioni, al di la della Tanzania che è una scelta che si fatica a comprendere, vuol dire che riceve dallo Stato troppi soldi”.

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