Alassio. Due ore per chiarire davanti al gip Donatella Aschero la sua posizione e per spiegare di aver agito sempre nella convinzione di non commettere nessun reato. Si è difeso così il notaio Elpidio Valentino, il professionista di Alassio indagato nell’ambito dell’operazione “Carioca” che ha portato anche all’arresto dell’imprenditore Antonio Fameli, che ha scelto di parlare, anziché chiudersi nel silenzio.
Al notaio alassino, contro il quale era stata decisa l’interdizione dall’attività professionale, viene contestato di aver rogato alcuni atti e passaggi di proprietà di società riconducibili a Fameli, ma non intestate a lui, aiutandolo così, secondo la tesi della Procura, ad aggirare le normative in materia di prevenzione. Accuse che, come aveva già anticipato, il professionista (assistito dagli avvocati Giovanni Maglione e Cesare Zaccone) ha respinto documentando, carte alla mano, la regolarità di tutte le pratiche da lui seguite.
Secondo quanto trapelato da palazzo di giustizia, nel corso dell’interrogatorio, Elpidio Valentino avrebbe spiegato al giudice di aver sempre agito in buona fede: “Non sapevo che certe attività fossero riconducibili a Fameli” sarebbe il senso di alcune delle risposte fornite dal professionista.
Intanto sul fronte della richiesta di attenuazione della misura cautelare per Antonio Fameli (difeso dagli avvocati Gian Maria Gandolfo e Maurizio Frizzi), l’imprenditore intorno al quale ruota l’operazione “Carioca” della Squadra Mobile che ha indagato su un presunto giro di riciclaggio di denaro, non è ancora arrivata una decisione. Il gip infatti attende il parere del medico legale (che non arriverà prima di lunedì) che ha visitato Fameli al Sant’Agostino per valutare se le sue condizioni di salute sono o meno compatibili con la permanenza in carcere.