Cronaca

Caso Drocchi: ScavoTer e Cement Bit interdette per 9 mesi dagli appalti pubblici

scavoter scavo-ter fotia

Savona. Nove mesi di interdizione a trattare con la pubblica amministrazione e un importo di 40 mila euro sequestrato “per equivalente”. E’ questa la decisione presa dal gip del tribunale di Savona Fiorenza Giorgi nei confronti della ditta Scavo-Ter di cui è amministratore Pietro Fotia, che a suo tempo era stato arrestato e il cui nome era finito nel registro degli indagati nel contesto dell’operazione “Dumper” che aveva portato in manette anche il capo dell’ufficio tecnico di Vado Roberto Drocchi.

Nell’ambito di quell’inchiesta il pm Ubaldo Pelosi, il primo marzo scorso, aveva chiesto al gip di adottare la misura dell’interdizione dalle gare pubbliche (un provvedimento cautelare previsto dal decreto legge 231 del 2001 che si applica nel caso di illeciti amministrativi dipendenti da reato, commessi da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo di un’azienda) per la Scavo-Ter e per altre due ditte che secondo l’accusa erano coinvolte nel giro di mazzette al comune di Vado Ligure, la Edil Ambrosiani e la Cemen Bit.

Richiesta che, dopo un’analisi delle carte, è stata accolta dal giudice Giorgi per l’azienda di Fotia e per la Cement Bit, ma non per la Edilambrosiani. Quest’ultima infatti, nel frattempo, avrebbe preso provvedimenti tali da impedire il rischio di reiterazione del reato che avrebbe giustificato l’esigenza di adottare la misura interditiva. I difensori della ditta di Pietro Fotia, gli avvocati Tiziana Parenti e Giovanni Ricco, avevano sostenuto che la richiestadi misura non fosse giustificata in quanto il caso è legato a Drocchi e quindi, a loro giudizio, non sussisteva il pericolo di reiterazione del reato.

Sempre nell’ambito dell’udienza ad hoc del primo marzo il pm aveva chiesto anche il “sequestro per equivalente” degli importi dei lavori appaltati, secondo l’accusa, come conseguenza della corruzione. Nel caso di Scavo-Ter si trattava appunto di 40 mila euro (il Comune di Vado aveva infatti – sempre secondo la Procura – pagato 85 mila euro un intervento che ne valeva 45 mila), la differenza tra l’importo versato ed il valore dell’appalto.

La Procura di Savona avevaa ufficializzato la richiesta di sequestro per equivalente anche per le altre due aziende, ma dopo le memorie presentate dai rispettivi difensori (gli avvocati Amedeo Caratti, Massimo Badella, Marco Fazio e Gianni Scella) il pubblico ministero aveva deciso di revocare la richiesta: era emerso infatti che Cemen-Bit e Edil-Ambrosiani avevano stornato i pagamenti ricevuti dal Comune per gli appalti ottenuti, eliminando alla radice il presunto “utile” su cui si sta indagando.

Intanto gli accertamenti della Procura sull’indagine relativa a Roberto Drocchi, che aveva scoperto un giro di fatture false e appalti pilotati per le ditte “amiche”, oltre che di sponsorizzazioni sportive correlate allo scambio di favori, continua. Non è da escludere che nelle prossime settimane dal palazzo di giustizia vengano presi altri provvedimenti.

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