Cairo M. Continuano le conferenze del “Progetto Egle”, il ciclo di incontri dedicati ai ragazzi dell’Istituto Secondario Superiore di Cairo Montenotte, ideato e reso operativo dal professor Gaetano Aliberti e condiviso dalla Dirigenza e dai Docenti dell’Istituto e che l’amministrazione comunale, per i contenuti, gli obiettivi e le personalità coinvolte l’iniziativa, ha scelto di promuovere compartecipando all’organizzazione.
Gli incontri, di cui due già svolti e due ancora da realizzare, si tengono nel teatro comunale a Palazzo di Città con personalità che, per il loro ruolo e la loro esperienza hanno la capacità di trasmettere messaggi forti su temi quali la giustizia, la legalità, la democrazia, la guerra, i diritti umani e testimoniarli con il loro impegno civile quotidiano.
Vista la complessità delle tematiche, gli studenti coinvolti sono quelli delle classi quarte e quinte, ai quali si offre una educazione permanente sulle tematiche affrontate, andando al di là delle occasioni degli incontri, al fine di proporre alla città un modo diverso di essere scuola sul territorio.
Prossimo incontro domani con Gherardo Colombo, personalità straordinaria, in magistratura per più di trent’anni (dal 1974 al 2007) dove ha condotto o collaborato a inchieste celebri come la scoperta della Loggia P2, il delitto Ambrosoli, Mani pulite, i processi Imi-Sir. Lodo Mondadori e Sme. Dal 1989 al 1992 è stato consulente per la Commissione parlamentare di inchiesta sul terrorismo in Italia, nel 1993 consulente per la Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia. Dal 1989 ha lavorato come pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Milano. Nel 2005 è stato nominato consigliere presso la Corte di cassazione.
A quindici anni dall’inizio di Tangentopoli si è dimesso dalla magistratura e da allora si impegna nell’educazione alla legalità nelle scuole, attraverso incontri con studenti di tutta Italia. Da una sua intervista pubblicata sul sito www.sulleregole.it lo scrittore ed ex magistrato spiega il perché del suo impegno nella divulgazione delle idee di giustizia.
“Ho fatto il magistrato per oltre trentatrè anni – dice – Per quanto ci si potesse impegnare è sempre stato impossibile far funzionare la giustizia in modo perlomeno accettabile. Che la giustizia funzioni male è talmente evidente che, probabilmente, questa è l’unica cosa sulla quale sono d’accordo tutti gli italiani. Constatando tutto ciò è progressivamente maturata in me la convinzione che per far funzionare la giustizia fosse necessaria una profonda riflessione sulla relazione tra i cittadini e le regole. La giustizia non può funzionare, secondo me, se i cittadini non hanno un buon rapporto con le regole. Potevo continuare a fare il magistrato per altri quattordici anni, quando mi sono dimesso: ho deciso di smettere e di dedicarmi alla riflessione sulle regole proprio perché la ritengo indispensabile per il funzionamento della giustizia”.