Lettera al direttore

Paolo Forzano sul mobbing politico

Che cosa è il mobbing?

Riprendo da Wikipedia alcuni concetti: il mobbing è, nell’accezione più comune, un insieme di comportamenti violenti (abusi psicologici, emarginazione, etc.) perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro individuo, prolungato nel tempo. Gli atteggiamenti molesti non raggiungono necessariamente la soglia del reato né debbono essere di per sé illegittimi, ma nell’insieme producono danneggiamenti anche gravi. Quindi più in generale è “mobbing” il comportamento violento che un gruppo sociale rivolge ad un suo membro.

Questa pratica è spesso condotta nell’ambito lavorativo con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento, o per ritorsione a seguito di denuncia ai superiori o all’esterno di irregolarità sul posto di lavoro, od ancora per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste immorali (sessuali, deontologiche, etiche, etc.) o illegali.

Ma che dire del comportamento “politico” di molti nostri “eletti”? Che dire di adesione di politici a richieste da ampie parti di cittadini o di comitati, e poi non fare nulla di concreto? Di celarsi al colloquio diretto e “mandare avanti” dei subordinati, vedasi sindaco/assessori? E’ vero che un politico è eletto “democraticamente”? Su questo forse c’è fortemente da dubitare perchè di democratico c’è solo il rito del voto, mentre non è altrettanto democratico il percorso delle candidature e del sostegno dei partiti e delle lobbies, chiarezza che potrebbe essere fatta con la assoluta trasparenza dei finanziamenti elettorali, trasparenza che impone l’accessibilità da parte di tutti senza ostacolo alcuno alle informazioni. In Germania ad esempio un partito neonazista è stato escluso dall’agone politico perchè “in rete” non si è riscontrata chiarezza nei finanziamenti. Ora non mi risulta che quì sia di moda questa trasparenza: non ci sono “disponibili” informazioni. C’è un obbligo di legge di dichiarazioni in materia, ma poi come si fa a consultarle? Tabù! Della serie quì lo dico e quì lo nego. Un eterno gioco delle tre tavolette!

Torniamo al mobbing con un esempio concreto: il casello Albamare. 13 consigli comunali all’unanimità hanno votato a favore. Cairo Montenotte più sibillinamente ha chiesto per voce del sindaco un’uscita autostradale per l’ospedale, e quindi non ha aderito in modo chiaro ed esplicito ad Albamare. Ha fatto una richiesta ampiamente interpretabile. Il sindaco di Savona Berruti è stato nominato dai 12 sindaci, il 13mo è lui, coordinatore nei confronti della regione, cui a firma di tutti è stata inviata una richiesta di casello in località Albamare. Il Presidente della regione, Burlando, il 13 marzo 2009 riceve tutti i sindaci ed il comitato casello Albamare, e promette il suo appoggio e studi trasportistici e di fattibilità. Dopo tre anni, tutto morto. Di più: il sindaco Berruti non parla direttamente col comitato ma tramite il vicesindaco Gaggero, e l’assessore Apicella. Che dire? 5300 cittadini cinque anni fa hanno firmato una petizione a favore di Albamare, firme raccolte nel breve lasso di 20 giorni: significative? Oltre alla proposta di casello, abbiamo fatto anche proposte sul miglioramento della viabilità a costo minimo quali l’inversione del senso di marcia di via Paleocapa e le precedenze in piazza Leon Pancaldo come nelle rotatorie, al fine di diminuire il “tappo” Torretta: bello, ma ancora da farsi! Fra parentesi: le nostre proposte non sono state inserite nel PUMT piano del traffico 2010, PUMT che è stato approvato solo dalla giunta e non dal consiglio, quindi da rifare!

Concludendo: numerose dichiarazioni pubbliche a favore, promesse non mantenute, e poi difficoltà di colloquio e “gioco delle tre tavolette” con altri membri di giunta. Risultato dopo quasi cinque anni nulla di concreto. Che Berruti si aspetti che ci estinguiamo giorno dopo giorno? Se non è “mobbing politico” è qualcosa di assolutamente simile!

Comitato Casello Albamare, il presidente Paolo Forzano

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