Cronaca

Fuga a 180 km/h sulla A10 per sfuggire ai controlli della Stradale: 22enne ubriaco “incastrato” al casello di Andora

Stradale controlli notturni, contro le stragi del sabato sera

Andora. Quando ha visto alzarsi la paletta degli agenti della Polstrada è stato preso dal panico, optando per un brusco dietrofront e un’accelerata lunga 12 chilometri nel tratto della A10 che collega Albenga ad Andora, in direzione Ventimiglia.

La fuga di A.C., classe 1990, e dei suoi amici, tutti sui vent’anni, a bordo di una Land Rover, è partita dal casello ingauno, quando i poliziotti, impegnati nei consueti controlli contro le stragi del sabato sera, hanno provato a fermarli per sottoporli all’alcoltest.

Il ragazzo, sapendo di aver alzato un po’ troppo il gomito, viene subito assalito dalla paura e, a pochi metri dalle “divise”, decide di invertire la marcia e di avventurarsi a tutta velocità sull’autostrada. Una corsa ai 180 km/h per sfuggire ad un inseguimento che ha costretto la Polizia Stradale di Imperia a richiedere la chiusura del casello di Andora e di quello successivo: il giovane è caduto così nella rete degli agenti e, proprio al casello di Andora, ha visto i telepass non funzionanti e si è messo in coda ad un’auto che era in attesa di pagare il pedaggio alla cassa.

Ciò ha dato il tempo agli agenti di intervenire: A.C., però, si è rifiutato di aprire la portiera e di scendere dal mezzo, al punto che si è deciso di spaccare il vetro e di sottrarre così le chiavi della vettura dal cruscotto. Il ragazzo è stato così fermato e portato all’ospedale Santa Maria di Misericordia di Albenga per essersi ferito lievemente ad un sopracciglio nel corso della fuga. Poi, è stato sottoposto a due successivi alcoltest: il primo ha registrato un livello dell’alcol nel sangue pari a 1,65 g/l, il secondo 1,49 g/l.

Processato per le accuse di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale (nel tentativo di scappare il giovane avrebbe urtato con l’auto contro il gomito di un agente) ha patteggiato tre mesi di reclusione (pena sospesa). In aula il giovane, pentito del gesto, ha ammesso: “E’ stata cavolata: tutti stavano male e ho guidato io. Quando mi hanno dato l’alt sono andato nel panico e non ho capito più niente. Anche dopo ero nel panico più totale”.

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