Economia

Tassa sui cellulari: il Comune di Savona contro l’Agenzia delle Entrate

Berruti

Savona. Da una parte a braccetto per scovare gli evasori fiscali, dall’altra parte su fronti opposti nel braccio di ferro per il rimborso della Tgc. Il Comune di Savona, istituendo la commissione tributaria, avvierà la collaborazione con il fisco per rafforzare gli strumenti d’accertamento. Allo stesso tempo però si trova opposto all’Agenzia delle Entrate alla quale richiede, rifiutato, il rimborso della tassa di concessione governativa sulla telefonia mobile comunale.

Palazzo Sisto, sulla linea di molti altri enti italiani, contesta la legittimità della tassa e richiede indietro circa 100 mila euro corrisposti dal 2007 all’aprile del 2011. Tanto che l’amministrazione vuole promuovere un giudizio davanti alla commissione tributaria locale contro l’Agenzia delle Entrate.

Vuoi per racimolare fondi durante le ristrettezze dei tagli, vuoi per punto d’onore, anche il Comune di Savona va contro il pagamento della Tgc sui telefoni cellulari in uso ai funzionari. In diverse province italiane alcune commissioni tributarie hanno dichiarato illegittima questo genere di tassa che, invece, secondo l’Agenzia delle Entrate, è comunque dovuta da tutti gli utenti, comprese le amministrazioni pubbliche non statali.

In origine la tassa di concessione governativa era diretta alle società telefoniche, che dovevano pagarla per l’uso delle frequenze, poi il governo nel 1995 stabilì che doveva essere versata dai titoalri di un contratto di abbonamento, essendo il telefonino, all’epoca, considerato ancora un “bene di lusso”. Pronunce delle commissioni tributarie e sentenze, di recente, l’hanno definita come una tassa anacronistica e non più prevista.

Ma la confusione legale sul tema è ancora molta. Né esiste una forma specifica di rimborso. Di fronte al diniego dell’Agenzia delle Entrate, allora, il Comune di Savona si muove per il contenzioso.

L’ambito della Tgc (5,16 euro al mese oppure 12,91 euro se il cellulare è un’utenza business) riguarda anche i privati e, non a caso, le associazioni di consumatori sono al lavoro per preparare richieste di rimborso e ricorsi. L’interessato può presentare un’istanza (ma non esiste un modulo predefinito) alla Agenzia delle Entrate allegando le copie delle bollette pagate negli ultimi due anni. Se dopo 90 giorni l’Agenzia delle Entrate non darà una comunicazione scritta, si potrà impugnare il “silenzio-rifiuto”.

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