Cronaca

Sciopero treni, pendolari “a piedi” e verso l’aumento delle tariffe: “Pensare a una politica integrata dei trasporti”

treni, pendolari

Liguria. Dal prossimo primo febbraio un’altra vera e propria stangata colpirà il popolo degli abbonati al servizio ferroviario. In particolare, il salasso riguarderà coloro che, per spostarsi, devono attraversare due regioni, come accade tra Liguria e Piemonte: l’aumento sarà pari al 23%.

Dunque, dopo gli aumenti delle tariffe liguri (circa il 20% in due fasi successive) e del vicino Piemonte (circa il 18% da gennaio 2012), ora tocca anche a quelle sovraregionali che riguardano appunto i collegamenti tra due regioni.

“Con questi aumenti decade la convenienza nel fare l’abbonamento dalla località vicina per risparmiare, come era abitudine fare ad esempio tra Ovada e Genova dove la maggioranza degli abbonati acquistava il biglietto da Molare, oppure tra Acqui Terme e Torino dove la maggioranza degli abbonati acquistava il biglietto da Campoligure”, denuncia Alfio Zorzan dell’associazione pendolari dell’Acquese.

“Faccio qualche esempio – continua il rappresentante dei viaggiatori su rotaia – Per andare da Acqui Terme a Genova Principe si passa da una spesa pari a 61.10 euro a 75.20 euro; per raggiungere Savona, invece, bisognerà spendere 86,40 euro invece dei ‘soliti’ 70,20. Speriamo solo che a questi aumenti consistenti corrisponda un adeguato miglioramento del servizio offerto. Il mese di gennaio 2012 globalmente su tutte le linee dell’Acquese da noi monitorate non è stato soddisfacente a causa di ritardi anche gravi e soppressioni sulle linee di Alessandria, Savona e Genova”.

Intanto ad “aumentare”, oggi, è anche la frustrazione dei pendolari alle prese con lo sciopero su rotaia indetto da alcune sigle sindacali. “Il fermo dei treni sta creando notevoli problemi – riferisce Sonia Zarino in rappresentanza dei suoi sfortunati “colleghi” – Al contrario di ciò che è accaduto altre volte, questa mattina alcuni non hanno nemmeno potuto contare su quelle che si considerano solitamente fasce protette, come quella compresa tra le ore 6 e le 9: c’è chi ci ha segnalato convogli fermi a Genova già dalle 8,30. Impossibile, dunque, spostarsi più a ponente. E poi noi dovremmo continuare a pagare sempre di più?”.

“I prezzi dei biglietti e degli abbonamenti sono sempre più salati e, se rapportati allo stipendio medio di un lavoratore, insostenibili – continua Zarino – Non parliamo poi dei tagli al numero dei convogli. La realtà è che si pretende che noi pendolari continuiamo a pagare caro servizi che peggiorano sempre più. Chiediamo da tempo alla Regione Liguria di pensare ad una politica integrata dei trasporti di modo che non nascano battaglie tra poveri: dove non arriva la rotaia, facciamoci arrivare la gomma, ma il tutto in un piano pensato per il settore nel suo insieme”.

“Nel frattempo poi continueremo a monitorare la situazione, ma non pensiamo a proteste vere e proprie: è difficile, in un momento come questo, chiedere ai pendolari di protestare: noi pensiamo ad andare a lavorare e ad assicurarci lo stipendio”, conclude Zarino.

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