Cronaca

Naufragio Concordia, il Codacons: “Non si metta fretta per fare accettare un’elemosina”

Cinque anni di tempo per chiedere i danni per i passeggeri della nave Concordia: “non è corretto” dare loro il consiglio di “firmare subito per 11.000 euro e rinunciare a tutto, anche a gioielli e vestiti lasciati con fiducia nelle cabine, e non tentare prima altre strade più rispettose della dignità delle persone e della tragedia vissuta”.

Lo dice il Codacons, che si rivolge con una lettera aperta alle associazioni dei consumatori che hanno firmato l’accordo con Astoi e Costa crociere, nella quale ribadisce di ritenere “un’elemosina” il risarcimento da 11 mila euro che è stato concordato e di aver per questo avviato un’immediata azione giudiziaria negli Usa.

“Se la giustizia americana non ci darà soddisfazione e, dopo di essa, quella italiana, allora qualsiasi passeggero con un semplicissimo ricorso al Giudice di pace potrà avere quella elemosina di 11.000 euro senza alcuno sforzo particolare”, sottolinea l’associazione presieduta da Carlo Rienzi.

E se nell’imminenza della tragedia del Giglio, il Codacons aveva sollecitato un risarcimento analogo per entità a quello previsto dall’accordo, (con un comunicato mostrato in televisione qualche giorno fa dal presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, con una “poco riuscita sceneggiata”), era solo perché allora sembrava che “si fosse trattato di un semplice sbarco”.

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