Cronaca

Concordia, la testimonianza di una hostess che difende il comandante: “Non siamo incompetenti, abbiamo evacuato al buio 4 mila persone”

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“Sono alla stazione di Roma, che aspetto il treno per tornare a casa. Sono in un Internet Point, perchè ovviamente non ho più il mio computer”. Inizia così il racconto direttamente dalla sua bacheca di Facebook di Katia Keyvanian, una hostess imbarcata il 13 gennaio scorso sulla nave Costa Concordia naufragata venerdì scorso.

Drammatica la testimonianza resa dalla donna degli attimi dopo il naufragio, un racconto fuori dal coro dopo le numerose critiche che hanno circondato l’equipaggio della Concordia, accusato di mala organizzazione durante le operazioni di soccorso:“Abbiamo evacuato al buio, con la nave piegata su un fianco, 4000 persone in meno di due ore. Gli incompetenti non sono in grado di fare questo. Non è vero che il comandante è sceso per primo, io ero sull’ultima lancia e lui è rimasto attaccato alla ringhiera al ponte 3, mentre la nave affondava”.

“Io ero sulla lancia, che mentre si allontanava, stava per essere schiacciata dai paranchi della nave che affondava e stava per sfondare il tetto della nostra lancia. Abbiamo tirato su un sacco di ospiti che erano finiti in mare, e mentre spogliavamo una ragazza bagnata per coprirla con la coperta termica, un ospite ci faceva un filmino con il telefonino. Abbiamo lanciato un salvagente in mare, e mentre tiravamo su un altro signore, io con la corda legata al polso per fare forza, e tirare su, un signore ha scattato una foto”.

Attimi di paura e di panico, quelli descritti della hostess di Costa che definisce i passeggeri “un gruppo di persone allo sbaraglio che alla fine di tutto anziché analizzare con lucidità il buon lavoro dell’equipaggio in una situazione d’emergenza li ha definiti degli incompetenti”.

“Noi ci siamo adoperati per gli ospiti, per salvarli, portarli in sicurezza, se sono salvi, è merito solo nostro, di tutto l’equipaggio, che ha fatto di tutto. Non vogliamo essere ringraziati, abbiamo fatto solo il nostro dovere, ma non vogliamo nemmeno sentire tutte le bugie sul nostro conto che hanno denigrato il nostro lavoro, tanto per fare lo scoop” conclude Katia Keyvanian.

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