Cronaca

Aggressione ad assistente sociale cairese: Formica condannato a 10 anni e 8 mesi

Cairo M. E’ stato condannato a dieci anni e otto mesi di reclusione per l’aggressione all’assistente sociale di Cairo Veronica Meinero che era rimasta gravemente ferita. E’ questo il verdetto emesso dal giudice Donatella Aschero, al termine del rito abbreviato, nei confronti di Josè Francisco Galvis Formica, il cinquantenne italo-colombiano che il 21 febbraio 2011 era entrato nella sede dei Servizi Sociali di Cairo Montenotte e, armato di un machete-roncola, aveva colpito la donna alla testa, al collo al tronco.

Formica, assistito dagli avvocati Paolo Gianatti e Corrado Bandini, era accusato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi e per lui il pm Chiara Maria Paolucci aveva chiesto una condanna a 10 anni di reclusione. Da quanto accertato l’episodio di violenza era scaturito dalla volontà di vendetta maturata da Formica dopo l’allontanamento dei due figli, le visite «protette» nella struttura in cui sono ospiti e la sospensione di quegli incontri.

Il giudice ha anche imposto all’imputato il pagamento di una provvisionale di 150 mila euro per l’assistente sociale (che si era costituita parte civile rappresentata dall’avvocato Paolo Nolasco) e di 7 mila euro a favore della cooperativa per la quale prestava servizio la donna (la “Lanza del Vasto” di Genova, con l’assistenza dell’avvocato Riccardo Lamonaca).

La richiesta di rinvio a giudizio per Formica era arrivata dopo la discussione dell’incidente probatorio, che aveva chiarito che l’uomo quel giorno era capace di intendere e di volere ed aveva colpito la donna con una condotta “di astratta idoneità omicidiaria”. Della perizia sull’imputato si erano occupati i periti del Tribunale (i dottori Fulvio Borghini e Gianluigi Rocco) ed era stata discussa davanti al gip del tribunale di Savona Fiorenza Giorgi.

Secondo gli esiti delle relazioni peritali quindi Formica era pienamente imputabile in quanto capace di intendere e volere (ora ed al momento in cui si presentò nell’ufficio cairese) e l’accusa di tentato omicidio aveva ragione di sussistere viste le lesioni riportate dalla vittima. Nell’ambito dell’incidente probatorio infatti non era stato esaminato solo lo stato di salute mentale dell’indagato, ma (su richiesta del sostituto procuratore) era stata svolta anche una perizia sulle lesioni riportate dalla vittima: questo per verificare se l’aggressore avesse mirato ad organi vitali oppure no. Secondo i periti di parte civile la donna, a causa delle ferite riportate nell’aggressione, ora ha un’invalidità permanente del 48%.

Sull’esito del rito abbreviato il legale di Formica Paolo Gianatti ha voluto precisare: “E’ un processo che dal punto di vista sociale ed emotivo ha scosso gli animi. Ho cercato di fornire al giudice una visione più distaccata e solo interpretativa dell’applicazione della legge prevista dal nostro codice. La condanna superiore alla richiesta del pm mi fa capire che questa interpretazione non è stata accolta. Aspettiamo le motivazioni per impugnare la sentenza e quindi prolungare una vicenda processuale che sarebbe potuta finire oggi”.

Di altro avviso, come è facile immaginare, il legale di parte civile Paolo Nolasco: “Non possiamo essere contenti, ma siamo soddisfatti sotto il profilo sanzionatorio. Adesso quello che conta è che la mia assistita possa riprendere in mano la sua vita. Anche se non sarà facile perché questa vicenda l’ha segnata sotto il profilo fisico e psichico”.

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