Cronaca

Omicidio di Rosa Vivalda, trovato piede di porco in casa di uno degli albanesi: forse è l’arma del delitto

Savona. Li hanno arrestati alle 8,30 di ieri mattina, mentre ancora stavano dormendo. Viktor Markja, 21 anni, in un’abitazione di Alessandria, mentre Eugen Dervishi, di 25, a Ricaldone, un comune dell’Alessandrino. Quando i carabinieri del reparto operativo provinciale di Savona, coadiuvati dagli agenti della Squadra Mobile di Alessandria, gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere i due albanesi, ritenuti i responsabili dell’omicidio di Rosa Vivalda Bellino, non hanno detto nulla e non hanno opposto resistenza.

I militari hanno poi perquisito le abitazioni dei due: a casa di Eugen è stata sequestrata una carabina calibro 22 con munizioni (che è risultata essere stata rubata in un’abitazione del Basso Piemonte). Oltre all’arma i militari hanno trovato anche un piede di porco che è stato immediatamente inviato agli specialisti del reparto scientifico per gli accertamenti: forma, peso e dimensione dell’oggetto infatti sono compatibili con l’arma con la quale, la notte tra il 14 e 15 dicembre scorso ad Albisola, è stata uccisa l’anziana nel corso di un tentativo di furto.

Markja e Dervishi, che avevano entrambi precedenti penali, erano “seguiti” dalla polizia alessandrina che stava indagando su una serie di furti in abitazione ed in esercizi commerciali. Un ruolo fondamentale, come ha spiegato il colonnello Olindo Di Gregorio, hanno avuto proprio le telefonate: “Ieri in Alessandria sono stati individuati i due albanesi oggetto dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Savona che noi riteniamo essere i responsabili dell’omicidio di Rosa Vivalda. In particolare, subito dopo il delitto, abbiamo esaminato tutti i telefoni attivi in zona nel momento in cui presumevamo essere accaduto il delitto. Dall’analisi dei tabulati e delle utenze abbiamo isolato quelle che giudicavamo interessati, tra cui quelle di alcuni pregiudicati”

“I due albanesi, nell’ambito di un’altra inchiesta, coordinata dalla Procura di Alessandria, avevano le utenze sotto controllo per cui abbiamo riascoltato attentamente le loro telefonate nell’arco orario che ci interessava. In particolare una telefonata, concitata, l’abbiamo ritenuta utile ed è stata rapportata alla Procura di Savona. Anche il pm Danilo Ceccarelli ha concordato sul grave indizio di colpevolezza ed ha richiesto l’ordinanza” spiega il colonnello Di Gregorio. Dall’analisi delle telefonate è emerso anche che la banda avrebbe fatto un sopralluogo ad Albisola nei giorni precedenti al furto poi finito in tragedia.

“Abbiamo rinvenuto una carabina calibro 22 ed un piede di porco che è stato immediatamente inviato ai nostri tecnici perché compatibile con l’oggetto con il quale è stata colpita la signora” aggiunge sulla possibile arma del delitto il colonnello Di Gregorio. I due albanesi, oltre che dell’accusa di omicidio volontario e tentata rapina, devono rispondere anche di quella di furto di un ciclomotore: “Sempre dall’ascolto delle telefonate abbiamo rilevato il sottofondo di un motore. I nostri uomini hanno pensato subito che si trattasse di un motorino e così abbiamo verificato se c’erano stati dei furti. In effetti abbiamo riscontrato che ad Albisola Superiore quella notte era stato rubato uno scooter”.

L’ipotesi è che il motorino sia stato utilizzato dagli assassini per scappare: “Noi riteniamo sia così perché l’orario del furto è successivo al delitto”. Una tesi che esclude l’ipotesi che ad attendere i due albanesi ci fossero dei complici: “Noi pensiamo sia andata così e ce lo conferma anche l’unica testimonianza che abbiamo raccolto. Riteniamo che abbiano agito in due” conclude il colonnello Olindo Di Gregorio.

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