Lettera al direttore

I caduti albenganesi in Urss e la storia

“L’annuncio che comparissero sulla lapide di via Vespucci ad Albenga. come era apparso su Internet, l’elenco dei caduti albenganesi in Urss durante la seconda guerra mondiale con l’appartenenza all’Arma, ha suscitato giustamente la protesta di ‘Fischia il vento’ perchè non è storicamente sostenibile equiparare, anche oggettivamente e, quindi, senza implicazioni ideologiche, un alpino, un bersagliere e una camicia nera.

Le camicie nere furono infatti eredi dello squadrismo fascista e furono un’armata personale di Mussolini e del regime fascista. Esse furono estranee all’Esercito italiano ed anzi il R. Esercito – che nella sua stragrande maggioranza non fu mai fascista – le considerò sempre con antipatia e fastidio. Le camicie nere, detto in sintesi, non indossarono mai le stellette dei militari italiani. ‘Fischia il vento’ ha evidenziato un’equiparazione che avrebbe offeso la storia, prima ancora che gli ideali che ispirano l’associazione ingauna che preserva i valori della Resistenza e della Costituzione Repubblicana, collegandoli con la tradizione democratica ligure.

Va dato atto al sindaco Rosy Guarnieri di aver tenuto un discorso di grande rilevanza in cui si parla della II guerra mondiale come di ‘una terribile guerra’ e si afferma testualmente: ‘Siamo consapevoli della presenza (nella lapide) di un ristretto numero di seguaci di sciagurati ideali che trascinarono in una infausta e dolorosa guerra. Ciò che ha detto il sindaco è ciò che andava affermato, al fine di non indulgere a forme di revisionismo pseudo storico ed a vere e proprie incursioni su temi che esigono invece grande sensibilità storica e costante consapevolezza che Albenga è la città del boia e delle vittime della foce e quindi è una città che ritiene, nella sua stragrande maggioranza, che ci sia un passato che non consente facili riconciliazioni.

Il sindaco ha chiarito il ruolo dell’amministrazione con quel senso delle istituzioni che gli è proprio, rispettando la verità storica. La lapide, pur nella necessaria e doverosa pietas verso tutti i caduti, non può infatti intendersi come un semplice elenco di nomi, ma dovrebbe anche rappresentare un momento di riflessione soprattutto per i giovani che la terribile tragedia dei nostri soldati in Russia non conoscono affatto, forse anche per colpa dei nostri manuali scolastici. Libri come quelli di Mario Rigoni Stern e Giulio Bedeschi dovrebbero circolare nelle nostre scuole e questo sarebbe il modo migliore per ricordare quei fatti che funestarono la storia italiana.

Noi ci permettiamo di evidenziare la necessità di contestualizzare storicamente i nomi di quei caduti nella guerra spaventosa in cui la megalomania di Mussolini ha trascinato l’Italia portando centinaia di migliaia di soldati italiani ad immolarsi nel fango della Grecia, nelle steppe russe, nei deserti africani, alla ricerca di una vittoria militare impossibile, che inveceha portato lutti e morte in quasi tutte le famiglie italiane”.

Il centro “Pannunzio” ligure

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