Padri separati Liguria, Lami: “In scena a Savona commedia amara per raccontare le storie di uomini che lottano per vedere i figli”

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Savona. Sono sempre di più, di loro si sente parlare di rado ma le loro storie sono molto toccanti e drammatiche. Sono i padri separati che molto spesso di punto in bianco dopo una separazione, in molti casi dolorosa e che viene subita, si ritrovano fuori casa, i più fortunati tornano a vivere dai genitori o come ospiti da amici, altri si riducono a dormire in macchina o nel negozio dove lavorano. A parlare di loro al telefono a IVG. it è il presidente dell’associazione Padri Separati Liguria, Mauro Lami a poche ore dalla messa in scena dello spettacolo “Almeno so quel che spendo” commedia dai toni amari in scena al Teatro Sacco di Savona alle 21,15.

“La commedia parte delle esperienze vissute di molti padri separati smorzando i toni sulla drammaticità che molto spesso colpisce questi uomini, nella vita le mogli si possono anche cambiare ma genitori si resta sempre” racconta Lami che mette in luce il quadro ligure di questo fenomeno sempre più in crescita: “La Liguria è la Regione dopo la Valle d’Aosta con un tasso di separazioni più alto in Italia, i nostri associati sono circa 250 di cui 80 nel savonese”.

“La nostra associazione fornisce assistenza legale e psicologica, a Savona ci sono 3 avvocati e 1 psicologa che gratuitamente offrono la propria consulenza e altri tecnici che mettono a diposizione la loro competenza ed esperienza” prosegue Lami che racconta le storie di uomini comuni, sconvolti da una separazione che capovolge le loro vite e le trasforma in un incubo a volte senza uscita: “dopo una separazione i giudici tutelano quella che di solito è la parte più debole, cioè la moglie e nel 90% dei casi il figlio viene affidato alla madre che ottiene di conseguenza anche la casa coniugale e anche nei casi di affido condiviso le ore a disposizione dei papà separati sono talmente misere che parlare di affido congiunto appare ridicolo”.

A Savona un giovane padre di nome Marco dopo una separazione dolorosa con la moglie dovuta ai numerosi tradimenti di lei, si è ritrovato fuori casa, costretto a tornare a vivere con i propri genitori e a dover versare su uno stipendio di quasi 1200 euro, 500 euro per il mantenimento del figlio.

“Uno stipendio dignitoso o comunque nella media diventa insufficiente per vivere quando bisogna versarne una quota dopo la separazione alla moglie e ai figli e in più il mantenimento per legge bisogna continuare a versarlo fino a quando il figlio non è economicamente indipendente e ciò vuol dire, per esempio, che se va all’università bisogna continuare a supportarlo magari fino a 30 anni. Naturalmente nei casi in cui non c’è un accordo civile o una separazione serena le cose sono molto più complicate, soprattutto quando la fine di un matrimonio coincide con la perdita del lavoro” prosegue Lami.

“A Genova uno dei nostri associati dopo la separazione si è ritrovato a vivere per strada come un barbone costretto a chiedere l’elemosina per vivere; a Savona Silvio, uno dei casi che stiamo seguendo con la nostra associazione, padre disoccupato e malato di alzheimer è stato buttato fuori di casa dopo la separazione e non sapeva dove andare a vivere” prosegue Lami che sottolinea: “La commedia al Teatro Sacco è il primo esperimento che facciamo a livello nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema e fare in modo che finalmente si possa riflettere su queste storie e sul diritto di essere genitori”.

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