Alassio. Venerdì Don Luciano tornerà in aula. A Genova prenderà il via infatti il processo d’Appello per il sacerdote alassino che in primo grado era stato condannato a sette anni e otto mesi di reclusione per l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una piccola parrocchiana. Un verdetto verso il quale gli avvocati Mauro Ronco e Alessandro Chirivì avevano annunciato subito battaglia.
L’inattendibilità del racconto della bambina e la mancanza di riscontri sulle sue accuse. Saranno ancora una volta questi, come già era accaduto davanti al Collegio dei giudici savonesi, i due pilastri difensivi su cui si appoggia il ricorso in Corte d’Appello di don Luciano Massaferro.
“L’Appello potrebbe concludersi in fretta – spiega l’avvocato Alessandro Chirivì che, insieme a Mauro Ronco, difende l’imputato – La Corte ha infatti già letto tutte le carte e ha già in mano tutti gli elementi per decidere. Se ritiene, potrà comunque ripetere alcune fasi dell’istruttoria. Richiesta, questa, che potrebbe avanzare anche la parte civile, così come la difesa. In caso contrario, i tempi si accorciano”.
“Siamo da sempre convinti dell’inattendibilità della bimba, confermata, fra l’altro, dai servizi sociali che si sono occupati del suo caso e che ne hanno accertato la poca affidabilità. Anche la perizia parla della sua tendenza a ricorrere a mondi di fantasia per sfuggire a una realtà familiare difficile. La sua versione, inoltre, contrasta con quelle di novanta testimoni che hanno smentito la sua presenza alle benedizioni. Le perizie sull’imputato hanno negato qualsiasi devianza e nei suoi computer mancano riferimenti a sessualità, pornografia o pedofilia”. Il rischio che l’udienza salti a causa dello sciopero degli avvocati penalisti sembra scongiurato: i difensori di Don Luciano hanno già confermato la loro presenza in aula.
Intanto, don Luciano aspetta l’evolversi dell’iter giudiziario che lo riguarda dal suo alloggio alassino dietro alla canonica della chiesa di San Vincenzo, dopo la detenzione al carcere di Villa Armea (Sanremo) e il periodo trascorso ai domiciliari presso il convento delle suore di clausura a Diano Castello.