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Messina si difende: “Fossi stato Strauss-Kahn questa storia sarebbe finita. Io stupratore? E’ contro la mia morale”

Gino Messina

Savona. Gino Messina, il pierre alassino accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza russa, si è presentato regolarmente in aula per l’inizio del processo a suo carico. Accompagnato dal suo legale, ma anche dalla mamma, ha seguito tutta l’udienza con attenzione e una volta finita ha voluto dire la sua su questa storia: “Io ero convinto che non si arrivasse nemmeno ad un processo. Pensavo che il fatto si sarebbe concluso nell’arco di 24 ore, la legge vuole andare fino in fondo, vedremo dove ci porta”.

“Se fossi stato Strauss-Kahn a quest’ora era già finito tutto perchè sarebbero andati a vedere chi era la persona che mi accusava e sarebbe subito finito tutto, purtroppo non sono lui ed allora si va avanti con la procedura” si è sfogato Messina che ha spiegato: “Da oltre un anno e mezzo sono testimone nazionale della lotta contro il fumo e l’alcol e la droga. Non assumo sostanze stupefacenti e non bevo, chi mi conosce sa che le ragazze non mi mancano. Per me essere accusato di una cosa del genere e come dire che Berlusconi va a rubare cento euro, è contro ogni mia logica morale. Speriamo che finisca tutto in fretta e che questa pagina nera della mia vita si chiuda al più presto da un lato per la mia persona ma anche per la mia immagine che è una parte essenziale del mio lavoro. Fortunatamente la mia immagine non è stata più di tanto intaccata perché chi mi conosce sa che persona sono però devo dimostrarlo a chi non mi conosce chi sono. Questo è più difficile”.

Su quella notte Messina ricorda: “Quando la ragazza che mi accusa è stata ‘beccata’ dal fidanzato telefonicamente, le è venuta una crisi per il senso di colpa e ha detto la cavolata della violenza, inventandosi quella storia per giustificarsi con lui. Per questo mi ero recato quella stessa mattina dai carabinieri per segnalare l’accaduto e per tutelarmi e avvertire per ben tre volte le forze dell’ordine e per fornire la mia versione dei fatti”. “Pensavo davvero fosse finita lì ed invece è andata avanti” ha concluso il pierre alassino.

Il suo difensore, l’avvocato Antonio Paparo, al termine dell’udienza ha precisato il perché della sua eccezione al Collegio: “Abbiamo presentato un’eccezione di illegittimità costituzionale dell’articolo 453 del codice di procedura penale in relazione ad un’omessa previsione del legislatore inerente al necessario interrogatorio di garanzia che è presupposto, secondo il dettato dell’articolo, ma anche da un punto di vista logico, di una citazione a giudizio. Se si chiede un decreto di rinvio a giudizio o di giudizio immediato nei confronti di qualcuno è giusto che quella persona venga ascoltata. Gino Messina invece non è stato mai ascoltato e di conseguenza o questo ascolto sarebbe stato necessario e quindi c’è difetto nel decreto oppure, come abbiamo rilevato noi, c’è un difetto nell’articolo. Perché non è possibile arrivare ad un decreto nei confronti di una persona che non è stata mai ascoltata o che comunque non ha mai depositato delle memorie, che è cioò che avviene con l’avviso di conclusione indagini. Ma questa è una questione molto tecnica che il Collegio ha respinto perché ha considerato l’interrogatorio precedente, che tra l’altro non si è tenuto perché Messina si è avvalso della facoltà di non rispondere, analogo a quello che poteva fare il pm. Io ho delle perplessità ma rispetto il giudizio della Corte”.

Sull’udienza odierna il difensore di Messina invece ha commentato: “Sono stati introdotti dei temi interessanti. Fino ad oggi c’era una sola versione, monocorde e corale, ma estremamente imprecisa. Oggi sono state fatte rilevare le contraddizioni ma anche le imprecisioni e sta uscendo la verità”. Sui testimoni della difesa il legale preferisce non sbilanciarsi: “Preferisco riservarmi la sorpresa. Dico solo che Gino Messina è stato accusato da una donna e sarà difeso dalle donne”.

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