Politica

Giro di Padania in consiglio provinciale, Vaccarezza risolleva il polverone: “Di nuovo all’ordine del giorno”

Savona. E’ stata la manifestazione sportiva più contestata degli ultimi anni con proteste che, dalle strade, hanno ben presto fatto capolino nelle aule politiche. L’ultimo capitolo del criticatissimo Giro di Padania è andato in scena nel corso dell’ultimo consiglio provinciale con la minoranza che, alla vista del primo punto dell’ordine del giorno, incentrato sulla corsa ciclistica targata Carroccio, non ha esitato a lasciare la riunione. Di qui la condanna del numero uno di Palazzo Nervi, Angelo Vaccarezza.

“L’ordine del giorno non era sulla corsa ciclistica ma sull’uso della violenza come strumento di dissenso – chiarisce il presidente della Provincia di Savona – Chiedevamo semplicemente di condannare questo atteggiamento. Dispiace che la minoranza si sia rifiutata di farlo, soprattutto in considerazione del fatto che viviamo in un Paese in cui la libertà di pensarla in maniera diversa senza ‘rischi’ è stata conquistata duramente. Evidentemente questo modo di agire fa parte del Dna di una certa parte politica”.

“Comunque, oltre alla minoranza, anch’io ho deciso di abbandonare l’aula in modo da far mancare il numero legale, il che significa che la prossima volta saranno costretti sa votare quel punto dell’ordine del giorno dicendo se sono favorevoli o contrari all’uso della violenza come strumento di dissenso, se accettano o meno che venga usata la forza per impedire a qualcun altro di fare o dire ciò che reputa più giusto”.

E, di fronte alle obiezioni di chi ha parlato dell’esistenza di problemi più importanti da discutere rispetto al Giro di Padania, Vaccarezza replica: “In una città in cui esistono problemi quotidiani di ordine pubblico e microcriminalità, impegnare polizia e carabinieri perché quattro scappati di casa si sono seduti in mezzo alla strada cantando ‘Bella ciao’ mi sembra davvero ridicolo. Dovrebbero vergognarsi, e bisognerebbe verificare in quella mattinata quanti reati sono stati commessi perché le forze dell’ordine, loro malgrado, erano costrette a stare dietro a queste persone che volevano impedire una manifestazione sportiva. Prima di dire ciò che è importante o no in questo Paese bisognerebbe comprenderlo. Quando vedrò un esponente della Cgil protestare in strada per difendere un posto di lavoro e non per impedire una corsa ciclistica, forse capirò che in Italia anche la Cgil serve”, conclude Vaccarezza.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.