Uars, il rischio rottami del satellite: la spiegazione dell’ingegnere aerospaziale Antonio Paolozzi

Regione. Il balletto degli aggiornamenti sulla probabilità di caduta dei frammenti del satellite Uars prosegue: nell’ultima rilevazione è scesa allo 0,9%, contro il precedente 1,5%. E’ stato anche rivisto lo scenario che includeva la Liguria come possibile territorio esposto al rischio, ma a Genova e in tutta la Liguria permane lo stato di allerta, fermo restando che casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono molto rari.

Ma quanto può essere atipica la caduta di componenti di un velivolo aerospaziale in rientro nell’orbita terrestre? Ce lo spiega il professor Antonio Paolozzi del Dipartimento di Ingegneria astronautica della Sapienza di Roma, responsabile tecnico-scientifico del progetto “Lares”, una missione spaziale dell’Agenzia Spaziale Italiana che permetterà di raggiungere importanti obiettivi scientifici nel campo della fisica gravitazionale, fisica fondamentale e scienze della Terra.

“Dall’inizio dell’attività spaziale, di fatto dal 1957 a oggi sono rientrati in atmosfera almeno ventimila oggetti tra satelliti ed altri detriti – osserva il professor Paolozzi – La quantità media annua è di circa 100 tonnellate all’anno, questo per quello che riguarda solo il rientro di materiale di origine umana, per non parlare delle migliaia di tonnellate di meteoriti. Insomma siamo bombardati costantemente, le stesse stelle cadenti sono un fenomeno simile. Vista l’importanza del controllo dei detriti spaziali, nella Scuola di Ingegneria Aerospaziale di Roma, ormai da dieci anni il gruppo Gauss, guidato dal professor Filippo Graziani, si occupa proprio dell’osservazione dei detriti spaziali, utilizzando l’osservatorio di Collepardo realizzato dagli stessi studenti della scuola, con un programma supportato dall’Asi”.

“Ad oggi, nonostante la caduta di tutti questi oggetti – prosegue l’esperto – non esiste alcun danno alle persone, c’è stato qualche danno alle proprietà”. Paolozzi chiarisce che se le traiettorie dei satelliti sono facili da prevedere fin quando si mantengono oltre l’atmosfera, quando invece perdono la loro fase propulsiva sono più difficile da calcolare e dunque bisogna effettuare un aggiornamento costante dei dati.

“Negli ultimi 45 minuti si possono avere stime più accurate, però se uno sta a casa, al chiuso, lontano dalle finestre, perché non è detto che gli oggetti cadano con traiettorie verticali, insomma credo sia giusto che la Protezione civile fornisca alcuni consigli” sottolinea il professore della Sapienza. Nelle ultime ore è stato anche lanciato l’allarme sul fatto che questi frammenti possano risultare tossici: “Dipende da che tipo di satellite – specifica – Quello che stanno attorno alla Terra utilizzano energia solare, quelli che invece procedono verso pianeti più lontani come Giove o Plutone possono utilizzare l’energia di isotopi radioattivi, ma se il lancio non fallisce non ci sono problemi per la sua ricaduta. Insomma tenderei ad escluderlo – conclude – Quello che ci sta riguardando è un lancio del ’91 e già allora c’era una certa sensibilità in questo senso”.

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