Cronaca

Corruzione e tangenti, l’inchiesta “Dumper” verso la fine: per ottobre prevista la chiusura

Savona. Poco più di una trentina di giorni e sull’inchiesta della Procura di Savona sul giro di corruzione, falsità in atti pubblici e riciclaggio, portato alla luce dall’operazione “Dumper” condotta con la Guardia di Finanza, dovrebbe comparire la parola fine. Il pubblico ministero Ubaldo Pelosi, titolare dell’indagine, sarebbe infatti intenzionato a notificare il fine indagine entro la fine di ottobre.

L’operazione Dumper aveva portato in manette Roberto Drocchi, l’ex funzionario del Comune di Vado Ligure che deve rispondere di corruzione, occultamento di documenti contabili e falso in atti pubblici, perché, secondo gli inquirenti, ha intascato delle tangenti da imprenditori edili in cambio di un via libera per alcune opere pubbliche, fatte passare come urgenti per assegnarle senza gara d’appalto. Insieme a lui le misure cautelari avevano raggiunto: Andrea Balaclava, Pietro Fotia e Mario Taricco.

L’indagine “Dumper” era iniziata nel maggio dello scorso anno, prendendo le mosse da una serie di accertamenti fiscali e controlli all’azienda Scavo-Ter dei fratelli Fotia. Gli uomini della Guardia Finanza avevano indagato su una serie di lavori commissionati dal comune vadese che sarebbero stati assegnati con modalità non “pulite”. Lavori che riguardavano soprattutto interventi su fognature. L’accusa ipotizza che Roberto Drocchi, nella sua veste di funzionario dell’ufficio tecnico del comune vadese, abbia ricevuto delle mazzette da Balaclava e Fotia in cambio dell’assegnazione di lavori per l’ente pubblico. Sembra che per evitare le normali gare di appalto i lavori fossero fatti passare appunto come “urgenti” anche quando non c’era questa esigenza. Secondo i primi accertamenti uno dei sistemi adottati da Fotia per versare dei soldi a Drocchi sarebbe stata la “sponsorizzazione” della squadra di basket vadese, mentre Balaclava gli avrebbe ceduto delle mazzette direttamente. Da qui le accuse di corruzione e falso in atto pubblico.

Per Mario Taricco invece il coinvolgimento sarebbe solo nel “filone” del riciclaggio: avrebbe infatti ricevuto da Fotia del denaro frutto di operazioni inesistenti, incassato con un giro di fatture false. L’inchiesta aveva già portato in manette, nel gennaio scorso, Maximiliano Giuseppe Gandolfo (ora ai domiciliari). Adesso non resta che attendere la chiusura delle indagini per capire se il sostituto procuratore Ubaldo Pelosi confermerà queste accuse o se alcune ipotesi di reato subiranno delle modifiche. Una volta notificata la chiusura dell’indagine allora i difensori degli indagati potranno fare le proprie “mosse”: qualcuno potrebbe anche scegliere la via del patteggiamento o di qualche altro rito alternativo.

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