Cronaca

Tomaso Bruno, pronto il ricorso in appello: per la sentenza almeno 11-12 mesi

Tomaso Bruno - in carcere in India

Albenga. “Noi dobbiamo aver fiducia nella Giustizia e credere che la verità verrà accertata, ma non nascondiamo i nostri timori visto come sono andate le cose fino ad oggi”. Con queste parole la madre di Tomaso Bruno Marina Maurizio parla della prossima tappa del lungo e tormentoso iter giudiziario che vede ancora rinchiusi in carcere in India il giovane ragazzo albenganese ed Elisabetta Boncompagni, condannati in primo grado alla pena dell’ergastolo per il presunto omicidio, avvenuto in una stanza di albergo, del loro compagno di viaggio Francesco Montis.

Quasi sicuramente per la giornata di mercoledì prossimo o comunque entro la settimana prossima verrà presentato dai legali difensori il ricorso in appello. Il provvedimento per l’Alta Corte Indiana ad Allahabad, città dell’Uttar Pradesh, è ormai pronto e gli avvocati dei due ragazzi italiani sperano che l’ammissibilità del ricorso, come prima istanza di giudizio della Corte, possa arrivare in tempi brevi. Elemento giuridicamente importante sarà infatti la successiva iscrizione della causa nell’elenco al vaglio dell’Alta Corte, che fissa una data per l’inizio del dibattimento nel secondo grado di giudizio, che avverà alla sola presenza del pubblico ministero al quale verrà affidato il caso e dei legali difensori. A decidere non sarà più un giudice in composizione monocratica ma un Collegio di due giudici.

Secondo quanto riferito la sentenza di appello non arriverà prima di 11-12 mesi, se le tempistiche saranno rispettate, anche sulle base dell’incontro avuto alla Farnesina dai genitori di Tomaso Bruno. “Noi abbiamo chiesto che lo Stato Italiano di adoperi per aiutarci ad accelerare i tempi e le procedure per iniziare prima possibile il procedimento di secondo grado e ci è stato promesso il massimo aiuto” conclude Marina Maurizio.

All’esame dei legali in vista della seconda fase della vicenda giudiziaria anche le motivazioni della sentenza di primo grado, una valutazione ritenuta “assurda” e “contraddittoria” rispetto gli elementi di prova e ai riscontri a favore dei due giovani emersi nel processo: gli errori macroscopici delle procedure sull’autopsia e quindi sulle cause della morte (strangolamento), passando per l’inconsistenza del movente, oltre agli aspetti investigativi delle prime ore smontate nel corso del procedimento di primo grado, dove al momento sembrano non pesare una serie di testimonianze diverse e contrastanti rispetto al quadro accusatorio.

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