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Il savonese Alessio Delfino alla Biennale di Venezia – Padiglione Liguria

alessio delfino arte

Savona. Il savonese Alessio Delfino, con la sua ultima serie Tarots, è stato invitato da Vittorio Sgarbi presso il Padiglione Liguria della Biennale di Venezia (inaugurazione il 20 luglio presso Palazzo Meridiana, ore 19). Delfino sarà tra quegli artisti liguri che meglio rappresentano la scena creativa della regione. La notizia giunge a complemento di un cursus honorum che la serie dei Tarots può già vantare, viste le numerose mostre personali e collettive, e i tanti inviti rivolti da gallerie e musei in Italia e all’estero. Attualmente, l’artista savonese sta esponendo alcune opere del ciclo Des Femmes al MART di Trento e Rovereto, all’interno della mostra dedicata all’importante collezione VAF Stiftung di Volker Feierabend: il mecenate tedesco è stato tra i primi a sostenere il lavoro di Delfino.

Reduce da una personale presso i Chiostri di Santa Caterina di Finalborgo, voluta come mostra dell’anno dal patron del Festival degli Inquieti Elio Ferraris, ora i Tarots saranno presenti con l’opera dedicata a La Papesse presso il Padiglione Regionale Ligure del Padiglione Italia della Biennale di Venezia.

A cogliere l’interesse degli operatori è la capacità di Delfino di utilizzare una fotografia che sa innovare la tradizione per affrontare uno dei temi, quello dei Tarocchi, tra i più complessi e ricchi di storia, ai quali moltissimi artisti in passato hanno dedicato mazzi da loro disegnati (celebre è quello del Mantegna) eppure ancora molto attuale, come dimostra l’invito ricevuto da Delfino ad una mostra dedicata ai Cabinet de curiosités che si terrà a Bruxelles il prossimo dicembre.

Da sempre le serie di Delfino indagano alcuni temi basilari come il rapporto tra la bellezza e la verità, il femminino sacro, la natura del tempo. La fotografia di Delfino produce un effetto di fascinazione non violenta, di seduzione giocosa, di seria ilarità dando all´immagine la possibilità d´essere letta su più piani, stratificandone così il senso e annunciando una fotografia capace di unire glamour e suspense. Come se la bellezza fosse soltanto la maschera di una verità più profonda.

“Questo nuovo lavoro di Delfino – commenta il critico Nicola Davide Angerame – è ricco di originalità operativa e contenutistica, e nondimeno dialoga con artisti del calibro di Erwin Olaf o Helmut Newton, passando per David LaChapelle. Se del primo Delfino ammira le atmosfere vintage ed eleganti, evocative e misteriose, del secondo apprezza l´uso di modelle dotate di una bellezza post-femminista, più consapevole e dai tratti aggressivi, decisionisti, quasi manageriali, perfino sadici a volte. Dell´ultimo assume, invece, una predisposizione al gioco, all´ammiccamento verso il fruitore e un gusto barocco che resta in equilibrio sul rigore compositivo. La fotografia qui crea uno spazio in cui i sensi e i simboli possono aleggiare con drammatica leggerezza, senza perdere la profondità di una sensazione originaria: quel serafico afflato che possiedono le carte del destino”.

Grazie a questa loro ricchezza interpretativa mista a grande bellezza, i Tarots di Delfino, dopo il Padiglione Liguria, voleranno a New York (presso la Kips Gallery), per una seconda personale oltreoceano dopo essere già stati ospitati nelle fiere di Chicago e New York. Lo scorso febbraio la fiera di Hong Kong ha chiuso un primo tour della serie che ha visto un succedersi di personali a Milano (MC2 Gallery), Torino (Galleria Allegretti), Roma (Galleria Franz Paludetto) e Norimberga (Livio Nardi Galerie). “Dei Tarocchi – commenta Alessio Delfino – m’interessa la parte legata alla conoscenza e ad alcune eterne domande come: chi siamo, dove andiamo, perché esistiamo. Essi offrono un tipo di conoscenza che è l´oggetto del mio studio e trovo interessante il legame con la Cabala attraverso i segni dell’alfabeto ebraico”.

A Genova, a rappresentare la serie dei Tarots, sarà la Papesse, opera che rappresenta il maya, l´illusione. Chi sono, da dove vengo, dove vado? Sono gli interrogativi che si pone l´iniziato davanti a La Papesse entrando così nel dominio del binario: a sottolinearlo le colonne del Tempio tra le quali è posto il velo nel quale è facile confondersi tra le mille pieghe. La Papessa custodisce il grande libro della Conoscenza. L´iniziato, se sarà degno della Grande Sacerdotessa, scosterà il velo non fermandosi alla curiosità. Nell´arte divinatoria è la legge orale, il rigore e la severità. L´intuizione metafisica, la direttrice spirituale.

Un’interpretazione fa risalire l´origine dei Tarocchi all’Egitto antico del Dio Thot, figura creatrice della scrittura (secondo fonti greche antiche) e di ogni scienza, inclusa la magia. Alcune fonti parlano dei Tarocchi come di un libro, custode di un sapere ermetico, scampato all’incendio della biblioteca di Alessandria d’Egitto perché inciso su lamine di metallo. Le carte ne sono le tracce e come tutte le tracce o i frammenti, stimolano e necessitano un continuo proliferare di interpretazioni che le rende immortali e sempre contemporanee rispetto alle epoche storiche che si avvicendano. Non è quindi importante conoscere la verità dei Tarocchi, più importante è approcciarli con la corretta predisposizione mentale. Una predisposizione che si fa fotografia nel caso di Alessio Delfino, il quale decide di interpretare in maniera personale gli Arcani Maggiori, iniziando egli stesso un cammino di lettura e di scoperta del senso profondo

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