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Concussione, architetto albisolese a giudizio: ascoltati i primi testimoni

Savona Tribunale

Savona. E’ ripreso questa mattina, in tribunale a Savona, davanti al Collegio dei Giudici, il processo che vede a giudizio, con l’accusa di concussione a suo carico, Enrico Flandi, 51enne, architetto albisolese e responsabile dell’area tecnica del Comune di Cairo Montenotte (ora sospeso dal servizio). Secondo il quadro accusatorio, in cambio di agevolazioni nell’assegnazione di alcuni appalti, il funzionario aveva richiesto ad alcune ditte l’esecuzione di lavori privati all’interno della sua abitazione albisolese.

Questa vicenda però, oltre che l’accusa di concussione, aveva fatto finire sul banco degli imputati l’architetto, difeso dall’avvocato Rosanna Rebagliati, anche per l’accusa di minacce a pubblico ufficiale. Accusa dalla quale, al termine del giudizio abbreviato, è stato assolto perché il fatto non sussite. Questa mattina in aula sono iniziate le audizioni dei testimoni: in particolare sono stati sentiti alcuni degli impresari che avrebbero svolto lavori a casa di Flandi senza essere pagati ed in cambio di “favori”.

Uno degli episodi che vengono contestati all’architetto è quello relativo alla ditta “Franco Prato”, che ha vinto la gara per gli interventi relativi alla lottizzazione in località Peire, la quale ha svolto lavori per la pavimentazione della casa dell’archietto e per le rubinetterie e i sanitari pari a 40 mila euro. Altri “lavori privati” per il giardino dell’architetto, sono stati eseguiti dalla ditta florovivaistica “Marco Rossi”, anche in questo caso per diverse migliaia di euro. Un terzo episodio riguarda altri interventi di carattere elettrico da parte della “Electro Project”, nei confronti della quale l’imputato avrebbe esplicitamento chiesto l’acquisto di materiali per un costo di 2.160 euro. Accuse che sono sempre state respinte dall’imputato.

Questa mattina tra i testimoni è stato sentito proprio Marco Rossi che, davanti ai giudici, ha dichiarato di aver svolto diversi lavori per il giardino di Flandi ma di non aver mai ricevuto soldi. “Avevo parlato con lui di alcune pratiche che c’erano in comune da risolvere e nel frattempo lui mi aveva chiesto di fare lavori a casa sua. L’avevo inteso come uno scambio di favori ma poi le richieste di interventi a casa sua da parte di Flandi si erano fatte sempre più insistenti ed avevo detto basta” è il senso della dichiarazione resa da Rossi.

Su una questione di pratiche da sbloccare in Comune è ruotata anche la testimonianza di Franco Prato. Pierluigi Rapetti avrebbe ribadito invece di aver svolto alcuni lavori a casa dell’imputato senza però essere pagato. Il processo è stato poi rinviato al prossimo 24 ottobre quando continueranno le audizioni dei testimoni.

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