Albenga, cantiere del polo scolastico diocesano: scoperti resti di un edificio di età romana

polo diocesano

Albenga. Sono stati rinvenuti negli ultimi mesi del 2010 probabili resti antichi durante i lavori per la costruzione del polo scolastico educativo Redemptoris Mater. Nel cantiere di via Milano l’impresa costruttrice Verus, insieme al progettista e direttore dei lavori, l’architetto Arnaldi, e al geologo Macciò, ha segnalato la presenza di reperti archeologici alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria. Questa mattina, presso i locali della Curia vescovile di Albenga, sono stati illustrati i reperti rinvenuti.

Sono stati riportati alla luce i resti di un edificio di età romana, almeno cinque vani affacciati su quella che appare come un’area centrale scoperta e lastricata, o forse una superficie stradale. Si tratta di un edificio frequentato tra la fine del I sec. a.C. e il III secolo d. C., con una serie di profonde modifiche strutturali, forse legate ad un cambio di destinazione.

“Potrebbe trattarsi di un edificio pubblico o privato, addirittura dei vani anteriori di un più ampio fabbricato privato, adibiti a bottega di prodotti commestibili e vini, tipo una locanda o osteria. Il gran numero di monete rinvenute sarebbe indizio di un´attività commerciale – dichiara Francesca Bulgarelli, funzionario archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria -. Sono attestati intonaci parietali con sobrie decorazioni lineari in nero su fondo bianco e alcune interessantissime soluzioni tecniche e strutturali, vale a dire banchi di anfore, caratteristici contenitori dell’antichità, usate come camere d’aria disposte sia in orizzontale sia infisse verticalmente nel terreno a formare un piano di bonifica al di sotto dei pavimenti in quei vani dove era necessario impostare un’operazione di deumidificazione e consolidamento del terreno, problematica ben nota ancora ai nostri giorni in questo settore della città”.

“Siamo contenti che tornino alla luce questi splendori storici – dichiara il sindaco di Albenga, Rosy Guarnieri -. Grazie alla Curia vescovile per la pronta segnalazione del sito archeologico e per la disponibilità a lasciar acquaisire tutte le notizie storiche del sito. La Sovraintendenza sta ultimando lo scavo e nel progetto di sistemazione del materiale archeologico reperito il Comune saprà fare la sua parte. Da qui partirà il percorso per l’istituzione di una Fondazione che tenga conto del patrimonio museale ma anche di quello archeologico presente nel territorio comunale. Nel mese di luglio apriremo il sito archeologico alla cittadinanza”.

La zona, oggi al di fuori delle mura romane e medievali, era già nota come archeologicamente importante per il rinvenimento negli anni ’90 lungo il viale Pontelungo e via del Roggetto della necropoli nord di Albingaunum con gli edifici funerari di età imperiale romana e tardo romana allineati lungo la via Iulia Augusta, da cui proviene anche l’ormai celebre piatto blu conservato a Palazzo Oddo, e nei primi anni ’70 del grande edificio ad ambulacro, forse un macellum o mercato, negli scavi dell’ex Standa.

Spiega Filippo Maria Gambari, soprintendente ad interim della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria: “Albenga antica non è solo storia sulle tombe ma anche sui dati dell’abitato, per un quadro più completo di una città dei vivi prima di tutto e non solo dei morti. Fuori dai confini dell’Albenga romana ci sono informazioni più intatte e riconoscibili. Eccezionali modifiche di anfore, sconosciute in tutta la Liguria, che qualitativamente e quantitativamente hanno un valore enorme. La curia vescovile ha dimostrato un’attenzione estremamente apprezzabile. Desidero esprimere apprezzamento ai carabinieri del 15° nucleo degli elicotteristi di Villanova d’Albenga per il materiale fotografico dall’alto”. Del materiale archeologico reperito, una parte sarà sistemata in un allestimento museale in concerto con il Comune di Albenga per l’organizzazione del percorso archeologico ingauno. Una parte invece resterà in loco in un progetto espositivo particolare accessibile almeno agli studiosi.

Il recupero delle anfore sarà realizzato con una metodologia applicata tradizionalmente nell’archeologia subacquea, che proprio ad Albenga vide nel 1950 il primo intervento ad opera del pioniere dell’archeologia sottomarina, Nino Lamboglia. Il caso di Albenga indica la ricchezza di informazioni che gli scavi d’emergenza o programmati, ma comunque condotti e documentati con rigoroso metodo scientifico, apportano allo sviluppo degli studi del territorio fondamentali per indirizzare la ricerca futura ma anche per contribuire alla formazione di strumenti indispensabili alla pianificazione urbana e del territorio.

Le ricerche archeologiche sono state condotte dall’impresa Aran progetti, cui hanno collaborato come volontari stagisti laureati in archeologia organizzati in una equipe eccellente coordinata da Ottavio Malfitano. In questi mesi, trattandosi di strutture antiche identificate in un’area centrale del cantiere, i lavori di edificazione del polo scolastico diocesano non sono mai stati sospesi, mentre si approfondiva lo scavo e la conoscenza degli edifici che si ergevano nello stesso punto della città oltre duemila anni or sono.

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