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Disordini al comizio di Berlusconi, proiettato in aula il filmato degli scontri: la difesa contesta versione della polizia

Savona Tribunale

Savona. E’ iniziato questa mattina, in Tribunale a Savona, con la tanto attesa proiezione dei filmati di quel giorno, il dibattimento del processo per i tafferugli scoppiati l’8 aprile 2008, in piazza Sisto Quarto, prima del comizio di Silvio Berlusconi. Per quell’episodio sono finiti a giudizio in dodici: Gianmaria Pace, Marco Lima, Giulio Minuto, Matteo Caffieri, Matteo Lima, Luigi Rebagliati, Massimiliano Seghesio, Noemi Cauteruccio, Jago De Lucis, Simone Interlandi, Patrick Martini ed Emanuele Olivieri.

I ragazzi, tutti di età compresa tra i 21 ed i 26 anni, devono rispondere dell’accusa di di aver organizzato una riunione in luogo pubblico senza il richiesto preavviso al questore, di turbativa di una riunione di propaganda elettorale (con l’aggravante di essere in numero superiore a cinque) e di non aver obbedito all’ordine di disperdersi, impartito dal responsabile dell’ordine pubblico in piazza.

Stavolta non c’è stato nessun impedimento “burocratico” (l’ultima volta invece un imputato per un difetto di notifica non aveva ricevuto in tempo la convocazione) e il processo, poco dopo le 12, ha preso il via come previsto. In aula erano presenti quasi tutti gli imputati, molti di loro accompagnati dai genitori, che hanno voluto assistere alla proiezione delle immagini, riprese dalla polizia scientifica, dei “disordini” scoppiati in piazza.

Come testimoni hanno sfilato, uno dopo l’altro, il dirigente della Digos Michele Lupi ed il commissario Diego Marchianò della Squadra Mobile di Savona. Il primo perché il giorno del comizio si occupò in prima persona del servizio di sicurezza, il secondo perché, insieme ad altri colleghi, in una seconda fase, anche attraverso le immagini video, lavorò al riconoscimento dei manifestanti.

Fin dalle prime battute del dibattimento è emersa la distanza tra le posizioni dei testimoni dell’accusa e la difesa: la polizia sostiene infatti che non ci sia stata nessuna carica (solo un’azione di “sospingimento”) e che i manifestanti stessero creando una situazione di pericolo, mentre secondo la linea difensiva i giovani furono colpiti, anche con delle manganellate, senza una precisa ragione. Inoltre secondo la difesa alcuni degli imputati avrebbero colpito con qualche calcio gli scudi di alcuni agenti ma solo per difendersi. Critiche sono arrivate poi dai difensori sulle modalità con le quali sono stati identificati i loro assistiti.

Il momento “clou” dell’udienza è stata la proiezione del filmato: una prova che, secondo i legali degli imputati, mette in evidenza come si sono svolti realmente i fatti. Il video ricostruisce, dal punto di vista delle forze dell’ordine, gli episodi avvenuti a margine del comizio ed in particolare “isola” alcuni momenti ben precisi: alle 12,17 (si legge sulla documentazione della polizia) si vede il dirigente della Digos (Lupi) che parla con il gruppetto di manifestanti per invitarli a lasciare la piazza; alle 12,21 si vedono alcuni ragazzi che, con dei fischietti, rumoreggiano; alle 12,23 si registra l’inizio della contestazione vera e propria con i manifestanti che urlano e fischiano “vigorosamente” (alcuni indossando nasi finti e cappellini); alle 12,31 un nuovo invito da parte del dirigente della polizia a svolgere una contestazione pacifica; infine, alle 12,37, il momento cruciale ovvero quando i poliziotti in tenuta antisommossa iniziano l’azione di “sospingimento”.

In aula è andata in scena una moviola in piena regola con giudice, pm, avvocati e imputati, schierati davanti allo schermo tv, che hanno visionato con attenzione il filmato, mettendolo in pausa, commentandolo e riguardandolo più volte in alcuni punti. Nella registrazione si vede perfettamente il momento in cui la polizia allontana i manifestanti dalla piazza: una vera e propria carica effettuata senza ragione per i legali, un’azione necessaria e mirata ad allontanare il gruppetto di contestatori e per evitare una situazione di pericolo per l’accusa.

Secondo il quadro accusatorio i ragazzi avrebbero urlato slogan contro alcuni candidati saliti sul palco per intrattenere il pubblico in attesa dell’arrivo di Silvio Berlusconi. Per uno degli imputati, Gianmaria Pace, l’accusa è anche di violenza a pubblico ufficiale (perché avrebbe colpito a calci un agente), mentre altri quattro degli imputati (Marco e Matteo Lima, Caffieri, Minuto) inoltre sono accusati di aver indossato sul volto un naso finto (da Pinocchio) che ne rendeva difficoltoso il riconoscimento.

L’avvocato Franco Aglietto, che assiste Pace, all’inizio dell’udienza ha consegnato al giudice la sentenza (già passata in giudicato) di assoluzione per uno dei protagonisti di quell’episodio per il quale si è proceduto con altro procedimetno. Aglietto ha spiegato: “Un giudice del tribunale di Savona (la dottoressa De Dominicis ndr) ha già esaminato questo caso. Un tredicesimo manifestante che era stato identificato in seguito e, di conseguenza, processato a parte è stato già assolto dalle stesse accuse ‘perchè il fatto non sussiste'”.

Il difensore di Pace ha ribadito quanto aveva già detto alla scorsa udienza: “Dopo aver visto lo stesso video che è stato visionato oggi il giudice aveva ritenuto di assolvere l’imputato. Mi auguro che anche stavolta si possa arrivare a questa conclusione, ma non vedo come potrebbe accadere diversamente. Nel filmato si vedono i ragazzi che manifestano e poi gli agenti in tenuta anti sommossa che ricevono l’ordine di ‘caricare’ e li colpiscono con scudi e manganelli. Le immagini parlano chiaro”.

E’ evidente che l’assoluzione del tredicesimo “contestatore” di Berlusconi (Marco Manunta) rappresenta per tutti un’importante precedente. La speranza dei legali degli imputati è quella di poter arrivare allo stesso verdetto anche in questo processo. Al termine della “proiezione” il giudice Francesco Meloni ha comunque rinviato il processo al prossimo 26 settembre quando il dibattimento continuerà con l’audizione di altri testimoni. Per la sentenza bisognerà dunque attendere ancora qualche mese.

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