Economia

Tirreno Power, il dg Gosio accetta la linea regionale e lancia: “Nuova unità da 460 Mw e due nuovi gruppi da 330”

Vado Ligure. Sì alla riduzione delle emissioni e alla proposta regionale, ma con modalità costruttive diverse. La controproposta di Tirreno Power per l’ampliamento della centrale vadese è stata illustrata oggi dal direttore generale Giovanni Gosio: “La nostra soluzione realizzativa consiste nella costruzione della nuova unità da 460 Mw e nella demolizione dei due vecchi gruppi per realizzare due nuovi moduli da 330 Mw”. Due le ragioni della scelta: sfruttare le fondazioni e strutture portanti già esistenti e limitare la tempistica garantendo il regime produttivo.

Se l’investimento previsto all’inizio era di 800 milioni complessivi, ora la spesa sale a 1 miliardo e 400 milioni (200 dei quali destinati alle rinnovabili). Il dg Gosio ha spiegato: “Negli ultimi incontri con la Regione abbiamo capito che i problemi non erano tanto sulla presenza del carbone, ma sul livello di emissioni. Quindi ci siamo convinti che per avere un’intesa con l’amministrazione regionale era necessario fare un grande salto sui livelli emissivi, che saranno ridotti del 40% rispetto allo stato attuale. Tirreno Power apprezza il lavoro della giunta regionale e degli enti locali ed esprime la disponibilità a ridurre le emissioni, con l’apertura all’aumento dei costi di investimento. Ma questi costi devono essere resi compatibili con il piano industriale”.

“Sarà realizzata la nuova unità da 460 Megawatt e i due vecchi verranno demoliti per realizzare due nuovi moduli da 330 Mw. Così andremmo incontro alle esigenze della Regione ottenendo stesso rendiemento e stesse emissioni – ha dichiarato Gosio – Cambia solo la modalità tecnica organizzativa, comunque al top della tecnologia, con il rifacimento di un modulo per volta. Siamo d’accordo anche sulla copertura del carbonile e sul sistema di monitoraggio ambientale così come definito dagli enti istituzionali”.

La soluzione proposta con delibera regionale aveva concesso a TP di realizzare un nuovo gruppo da 460 Megawatt ma abbattendo, dopo la costruzione, i due vecchi impianti da 320 Mw ciascuno, con la possibilità di sostituirli con un nuovo gruppo uguale al nuovo, cioè da 460 Mw, senza comunque escludere la possibilità di alzare questa potenza sino a quella complessiva dei due attuali gruppi a carbone (660 Mw). Il tutto a condizione che venga ottenuto un abbattimento delle emissioni inquinanti intorno al 30-40%.

“L’azienda ha presentato nel 2004 la proposta di costruire la nuova unità a carbone, compresa la ristrutturazione dei gruppi esistenti, con due obiettivi: incrementare la potenza e ottenere la riduzione delle emissioni rispetto allo stato attuale, così che non vi fosse un aggravio ambientale per il territorio” ha ricordato Gosio. L’investimento iniziale preventivato era di 800 milioni di euro, più 200 milioni per lo sviluppo delle rinnovabili ed il revamping. “L’obiettivo rimane quello di dare al sito produttivo di Vado continuità e futuro e lo si può fare solo con l’aumento della potenza – ha sottolineato il direttore generale – Il ciclo produttivo a carbone è una lunga catena, quindi prevede grandi costi fissi e manutenzione, tanto personale e tanta qualificazione. Per reggere la competizione del futuro bisogna avere una maggiore potenza installata”.

Per Tirreno Power significa fronteggiare la sfida con i concorrenti E.On, Edipower, A2A e soprattutto Enel che conta su impianti di potenza maggiore, pari a 670 Mw ciascuno. “Bisogna avere un mix produttivo fra carbone e gas per essere competitivi. Quindi il sito a carbone deve poter sopportare i costi fissi – ha affermato Gosio – Questo è il senso della nostra presenza sul mercato. Il carbone permette di rendere flessibile produzione e approvvigionamenti. In Italia l’11% della produzione elettrica è fatta da carbone. Vogliamo dare concretezza al piano strategico coltivato in questi anni”.

“Abbiamo sempre investito nel mantenimento delle unità di Vado, nelle assunzioni e nella formazione – ha aggiunto il manager di Tirreno Power – Tra costi diretti e per l’indotto la società versa 120 milioni all’anno, con ricadute econimiche importanti per il territorio. Sono passati quattro anni dalla richiesta di autorizzazione: nel 2009 abbiamo conseguito il decreto ministeriale di compatibilità ambientale, abbiamo discusso con gli enti locali, abbiamo affrontato una serie di incontri bilaterali e due conferenze dei servizi. Oggi stiamo vedendo di dare concretezza al piano di sviluppo”.

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