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Massimino, momento decisivo per la centrale a biomasse: il progetto all’esame della conferenza dei servizi

Savona - provincia

Massimino. E’ arrivata l’ora del primo momento della verità per la centrale a biomasse che la società Artemide Energia intende realizzare a Massimino, il più piccolo comune della Provincia di Savona (126 abitanti), in Val Tanaro. Il progetto di centrale termoelettrica di cogenerazione a biomasse vegetali sarà infatti esaminato in sede referente dalla conferenza dei servizi convocata per giovedì 7 aprile a Palazzo Nervi.

L’iniziativa, sostenuta dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Simone Clerici, ha attirato le critiche degli ambientalisti dalla Valtanaro piemontese, che guardano con sospetto alla diffusione di questi impianti nel comprensorio cebano (una, da un megawatt di potenza, è in corso di tormentato autorizzativo a Bagnasco, proprio al confine con Massimino). La preoccupazione è che, a causa dell’insufficiente quantità di “cippato” da bruciare, le caldaie possano essere alimentate con la spazzatura. Ma ad essere polemici non sono soltanto gli esponenti del comitato Salute & Ambiente, ma anche gli amministratori comunali di Bagnasco, che dopo aver votato contro la realizzazione della centrale sul proprio territorio (in un primo tempo l’avevano sostenuta), hanno chiesto alla Provincia di Savona di fermare anche l’impianto di Massimino “fino a quando non ci siano rassicurazioni sull’impatto per l’ambiente”.

La centrale a biomasse legnose di Massimino ha tuttavia già superato, lo scorso luglio, l’esame ambientale della Regione Liguria, attraverso una procedura di “screening” che lo ha tuttavia vincolato al rispetto di numerose prescrizioni. L’impianto sarà realizzato in località Moglia Sottana. E’ prevista la sua alimentazione a biomasse legnose fino a raggiungere una potenza elettrica di 3,08 megawatt e termica di 12,9 megawatt.

Le prescrizioni da ottemperare spaziano dal “lay out” dell’impianto (che dovrà occupare meno aree di quanto contemplato dal progetto e inserirsi meglio nel contesto ambientale esistente, evitando sbancamenti) alla verifica “della sua effettiva utilità” , del possibile bacino di utenza e della fattibilità economica della piscina (riscaldata dalla centrale) che è stata inserita nel piano urbano comunale. Prima dell’avvio dei lavori della centrale, inoltre, dovranno essere svolti degli accertamenti idrogeologici che garantiscano la tutela della rete idrica superficiale alimentata dalle sorgenti.

“Nel caso di comprovato intaccamento delle risorse idriche locali – stabilisce il decreto del settore VIA della Regione – dovranno essere prese in considerazione tecnologie alternative”. Comunque il fabbisogno medio idrico della centrale non dovrà superare i 12,5 metri cubi/ora e le punte massime non andare oltre i 22-23 metri cubi/ora. Inoltre dovranno essere specificate le destinazioni finali delle ceneri prodotte, sia in caldaia sia recuperate dai sistemi di trattamento fumi.

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