Cronaca

Cooperative fantasma per ingannare il fisco: nei guai 39enne di Millesimo

Guardia di Finanza

Millesimo. Frode fiscale e sfruttamento del lavoro di immigrati irregolari. A tenere le fila di cooperative fantasma che aprivano e chiudevano al solo scopo di evadere il fisco era un uomo di Millesimo di 39 anni. A scoprire il meccanismo è stata la guardia di finanza di Cuneo, che ha denunciato in tutto 10 persone.

Le società cooperative, che operavano nel cuneese ma avevano sede ufficiale in Liguria e Lombardia, venivano costituite per la fornitura di servizi di pulizia e facchinaggio. Reggevano sfruttando il lavoro fornito da immigrati irregolari, circa 600, secondo quanto verificato dagli investigatori. Le buste-paga erano di poche centinaia di euro, ma le cooperative, non versando né imposte né contributi, riuscivano a tenere prezzi molto concorrenziali aggiudicandosi così numerosi appalti pubblici e privati.

Dei 10 denunciati, sei sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e all’indebita percezione di imposte erariali, due per truffa aggravata e altre due per i reati di emissione e utilizzo di fatture false. L’indagine, che si è protratta per circa tre anni, estesa anche ad altre regioni, con appostamenti, sopralluoghi, accertamenti bancari e perquisizioni, ha permesso di ricostruire un sofisticato sistema di evasione fiscale.

La rete di società, formalmente autonome, era riconducibile a un trentanovenne di Millesimo. Pur non apparendo nei registri ufficiali delle cooperative, di fatto le gestiva e coordinava, avvalendosi di numerosi collaboratori. Ogni società assumeva decine di lavoratori, per la maggior parte stranieri e si proponeva sul mercato dei servizi di pulizia con prezzi molto più bassi di quelli mediamente praticati. Per questo si aggiudicava molti appalti pubblici e commesse private.

Il sistema di frode consisteva nel fatto che i ricavi ottenuti, venivano destinati solo in parte al pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti per i lavoratori mentre nessuna imposta veniva versata al fisco, in quanto fatture false e costi inesistenti inseriti nei bilanci azzeravano i redditi sottoponibili a tassazione. Una volta sottratto il denaro destinato al pagamento di imposte e contributi, gli amministratori ponevano in liquidazione le singole Cooperative, ma chiusa una società ne nasceva immediatamente una nuova. Complessivamente a 4 milioni di euro ammonta la somma ottenuta illecitamente a discapito dell’erario e circa 600 i lavoratori coinvolti.

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