Cronaca

‘Ndrangheta, da Bordighera al Savonese. Tissone (Silp): “Affari sporchi al porto di Vado”

Daniele Tissone

Bordighera non è poi così lontana, e non solo geograficamente. Ciò che sta succedendo nel Comune dell’Imperiese – il cui consiglio comunale è stato sciolto ieri su ordine del Consiglio dei Ministri perché su di esso aleggiava l'”ombra” della mafia – dovrebbe far spostare l’obiettivo anche un po’ più a levante. Ne è convinto Daniele Tissone, segretario nazionale Silp-Cgil, che pone l’accento sulle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata in altre città teatro di traffici illeciti.

“Come non pensare al porto di Vado Ligure – dice Tissone – con gli ingenti sequestri di cocaina da parte della Guardia di Finanza. Se è vero, come citano alcune fonti giornalistiche, che dal 1995 ad oggi sono stati sequestrati ben 1000 kg di cocaina e che si parla di possibili 1000 kg annui in transito da Vado Ligure significa che lo scalo savonese sta trasformandosi da scalo di serie B a qualcosa di ben più importante, e questo è di sicuro un aspetto inquietante. Non dimentichiamo che il traffico di stupefacenti è l’affare più vantaggioso che le cosche mafiose abbiano mai inventato in Italia e all’estero. Da esso i mafiosi hanno ricavato cifre enormi mai esattamente quantificate trattandosi di un’attività criminale che sfugge a rilevazioni pubbliche e ufficiali”.

E’ per questo che si sta pensando ad alcune manifestazioni per sensibilizzare i cittadini sul rischio-mafia – che, ancora oggi, sembrerebbe percepito più come un problema relegato al Sud Italia – non solo a Bordighera (appuntamento previsto per il 29 marzo) ma anche nel Savonese. “Stiamo pensando di lanciare questa iniziativa per maggio – conferma Tissone – Il fatto di Bordighera è gravissimo e nessuno può ignorarlo. Basti pensare che esisteva, finora, un solo precedente di scioglimento di un consiglio comunale al Nord: ricordo che nell’aprile del 1995 venne sciolto, per sospetti di interessi mafiosi, il Consiglio comunale di Bardonecchia in provincia di Torino. In quel caso era presente una emigrazione calabrese insediatasi a metà degli anni ’50 che, secondo le indagini, operava il controllo sugli emigranti nonché lo sfruttamento della manodopera calabrese. Speriamo che il condizionamento della vita politica e amministrativa non abbia a riguardare altri comuni del Ponente ligure, ma la presenza di ‘locali’ (luoghi dove si svolgono le riunioni delle cosche) che riguarderebbe già ben 4 realtà nell’Imperiese, su presunte 9 sedi sparse in tutta la regione, non può non essere fonte di preoccupazione, dati i molti interessi che una simile organizzazione mantiene in regione”.

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