Vado: una mostra per ripercorrere la strada per Auschwitz

Vado: mostra "La memoria dello shoa"

Vado Ligure. Fino al 13 febbraio, a Villa Groppallo a Vado Ligure, mostra su “La Memoria dello shoa”. Sottotitolo: Viaggio sulla memoria, le parole, le immagini, la musica. Per conoscere, capire…e non dimenticare.

La mostra è stata creata nel 2007 dai ragazzi del gruppo scout di Cogoleto. Oggi è riproposta nella sua interezza come sintesi e conclusione dei molteplici incontri realizzati nelle scuole vadesi sul tema del ricordo della Shoah, incontri progettati e condotti dagli educatori della Cooperativa Sociale “Progetto Città” di Savona. La mostra si basa sulla testimonianza di un viaggio ad Auschwitz intrapreso da un gruppo di giovani ragazzi. Completamente creata a mano, offre al visitatore un doppio percorso nel quale si intrecciano le esperienze del viaggio con le memorie, i suoni, le immagini e le parole di diversi deportati e sopravvissuti al campo di concentramento, in particolare Primo Levi, Elie Wiesel, Liliana Segre e padre Massimiliano Kolbe. Ciò che rende la mostra “originale” e diversa dalle altre è proprio il modo in cui è stata concepita e costruita: il visitatore vive la strada verso Auschwitz sin dall’inizio, e lo fa tanto attraverso gli occhi dei deportati quanto attraverso gli occhi di chi, decine di anni dopo, ha calcato gli stessi binari dapprima in un senso, per viverne il significato, e poi al contrario, per tornare e testimoniare.

La mostra si completa dando la possibilità al visitatore di tenere traccia delle proprie riflessioni e delle proprie emozioni attraverso appositi cartelloni, sui quali potrà scrivere liberamente. Nasce così un “terzo punto di vista”, un’ulteriore angolazione, tutta interiore, che fornisce gli strumenti non solamente per osservare e capire Auschwitz ma anche per avere la forza di diventare testimoni. “Particolarmente consigliata a chiunque abbia voglia di vedere qualcosa di diverso dal solito, una mostra che non mira a colpire unicamente per la crudezza dell’orrore ma che spinge piuttosto a riflettere, a far entrare il visitatore in personale comunità con il silenzio”, dicono gli organizzatori.

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